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Oro punta i nuovi massimi: XAU brinda ai tagli attesi a settembre

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L’oro rimane sulle piazze finanziarie vicino all’orbita dei massimi, con una pressione sul prezzo che è giustificata dalla convinzione ormai solida di tagli ai tassi negli USA già a partire dal prossimo settembre. Nel momento in cui scriviamo un’oncia d’oro viene scambiata a 2.464$, molto vicina ai massimi toccati due giorni fa. Una situazione che vede l’oro come asset degli asset – top performer fatte poche (e ben diverse per rischio) eccezioni.

Tutto questo mentre appunto la convinzione dei mercati per tagli da parte di Federal Reserve già a partire da settembre è ai massimi, con Fedwatch Tool che segna il 95% di possibilità per tagli di 25 punti base e il 5% circa per 50 punti base più in basso rispetto ai livelli attuali, e dunque a 475-500. Una situazione che, se non dovesse trovare uno spunto di inversione del trend dai prossimi dati macro, potrebbe effettivamente portare l’oro a sfondare quota 2.500$, resistenza sia simbolica sia tecnica di un certo spessore. Il 2024, anno di turbolenze importanti anche sul piano geopolitico, verrà comunque ricordato anche come l’anno dell’oro, performer di prima fascia per tutti i portafogli che hanno avuto l’accortezza di inserirlo, anche se in piccole quantità.

Tutta colpa dei tassi?

Il ciclo di politica economica restrittiva da parte degli Stati Uniti sta certamente volgendo al termine e prima di fine anno i mercati ritengono che siano più che giustificati 2 tagli, se non addirittura 3. Anticipando questa situazione, i principali investitori, insieme ad un gruppo invero folto di piccoli investitori retail, stanno continuando a spingere l’oro verso nuovi massimi storici, per quanto questi andrebbero comunque scontati anche dell’inflazione ancora galoppante.

Non è qualcosa che però si fa in genere quando si parla di record e soprattutto non è qualcosa che ridurrebbe anche in modo leggero il grande successo che l’oro sta riscuotendo sui mercati.

Non sono però probabilmente soltanto i tassi a incidere. La situazione del Mar Rosso non sembra essere neanche vicina alla soluzione. Le questioni a Gaza e in Ucraina potrebbero protrarsi ancora a lungo e l’arrivo di un eventuale – e piuttosto restio agli interventi – nuovo Presidente negli USA potrebbe esacerbare un clima che già non è dei migliori.

Rimane anche sul tavolo la scelta di un candidato vicepresidente, J.D. Vance, che non è storicamente un grande fan del dollaro forte, a suo avviso corresponsabile della debolezza dell’industria USA degli ultimi 3 decenni.

In una situazione del genere, come direbbero gli americani, un’allocazione in oro deve essere sembrata una decisione no brainer per molti.

Nonostante il Fondo Monetario

Sul tema tagli ai tassi è intervenuto recentemente anche il Fondo Monetario Internazionale, che preferirebbe un approccio più conservativo alla questione. Ovvero rimandare i tagli per quanto possibile verso la fine del 2024 e dunque saltando l’appuntamento di settembre. Per quanto sia certamente prestigioso l’istituto – e con una voce che in genere si fa sentire anche ai piani alti della politica USA, sarà certamente difficile aspettarsi un esito del genere, almeno con i dati che sono attualmente disponibili.

E l’oro sembrerebbe essere in scia per fissare nuovi record, soprattutto se la convinzione dei tagli già a settembre dovesse perdurare – o addirittura muoversi verso una possibilità, per ora invero assai remota, di due tagli già per settembre stesso.

Sono di quelle situazioni complesse e difficili da leggere che piacciono in genere ai trader che, senza saperne né leggere né scrivere, finiscono per rifugiarsi appunto nel mondo… dell’oro.

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