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Pakistan a rischio default | Parte l’allarme

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Secondo Tadablab, think tank locale pakistano, il debito pubblico del Pakistan sarebbe già oltre i limiti della sostenibilità. L’analisi rincara la dose rispetto a diversi report del Fondo Monetario Internazionale che già in estate avevano parlato di sostenibilità al limite per una delle economie più in difficoltà su scala globale. Sempre secondo quanto è stato riportato da Tadablab, che ha pubblicato nella giornata di ieri un report di 68 pagine, il Pakistan sarebbe sulla strada di un default ormai inevitabile e che rischia di innescare spirali difficilmente controllabili.

Il tutto all’interno di una situazione complessa anche sul piano valutario, e con promesse del Pakistan tanto agli investitori internazionali quanto a IMF che sembrano oggi più che mai di difficile applicazione, a partire dal miglioramento eventuale della raccolta fiscale e del risanamento della bilancia commerciale. Sarà necessario, come confermato inoltre da Shehbaz Sharif, prossimo Primo Ministro, un intervento rapido e sostanzioso da parte di IMF. Intervento però, aggiungiamo, che difficilmente sarà concesso senza un credibile piano di riforme.

Pakistan ad un passo dal default?

Sarebbe questa l’opinione, corroborata da dati e analisi che occupano quasi 70 pagine, contenuta nel report di Tadablab, mentre il Pakistan vive uno dei momenti più difficili, almeno sul piano finanziario, della sua storia. Il default sarebbe inevitabile alle attuali condizioni: il debito non sarebbe più sostenibile e senza un intervento esterno da parte del Fondo Monetario Internazionale ci sarebbe poco di concreto per sperare in un’inversione del trend.

L’opinione sarebbe condivisa anche da Shehbaz Sharif, che è il candidato che più credibilmente occuperà il ruolo di Primo Ministro dopo le elezioni, che ha sottolineato come sarà necessario un ulteriore piano di salvataggio da parte di IMF, dopo che l’attuale si concluderà già a aprile. Una situazione che continuerà a creare tensioni sia sul mercato dei bond, sia invece sul forse meno rilevante comparto azionario del paese.

Il debito del Pakistan è raddoppiato dal 2011 e conta oggi 125 miliardi di esposizione verso l’estero. In aggiunta la quota di PIL che viene destinata al pagamento degli interessi è ai massimi storici, rendendo tra le altre cose difficile reperire risorse per le riforme richieste tanto da una parte politica del paese quanto da IMF, anche al fine di poter approvare un nuovo piano di salvataggio.

Una situazione di difficile soluzione, senza un intervento esterno, con un percorso curioso che è stato però offerto dallo stesso report.

Swap “climatici” per risollevare il paese?

Difficile che sia una soluzione di lungo periodo o che possa invertire un trend che, almeno secondo il report di cui sopra. Nello stesso report vengono indicati i cosiddetti debt-for-nature swap, uno scambio di debito pubblico per promesse di impegno in progetti di conservazione ambientale. Una via che potrebbe essere percorribile, anche se non è chiaro per quali quantità di denaro, che sarebbero però, secondo lo stesso report, utile in un paese particolarmente esposto ai disastri ambientali.

Difficile però pensare che una soluzione del genere possa essere duratura e che il Pakistan possa invertire un trend, una spirale che porterà in assenza di interventi esterni al default del paese.

Continueranno le preoccupazioni sulla tenuta di alcune economie cosiddette emergenti. Oltre il Pakistan rimane sotto osservazione anche l’Egitto, anche questo al centro di una complessa trattativa con il Fondo Monetario Internazionale.

Certo è che il sentiment positivo che aveva coinvolto il paese in autunno, complici anche avvicinamenti con IMF e l’implementazione di piani per una migliore riscossione fiscale, sono ormai un ricordo del passato. Le pressioni, tanto interne quanto esterne, si faranno crescenti fino alla soluzione. Per chi investe sui mercati emergenti, una situazione da seguire da vicino.

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