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Parla Isabel Schnabel: “Prematuro discutere tagli ai tassi”
Qualcuno forse avrà quella fastidiosa sensazione di déjà vu nel leggere le parole di Isabel Schnabel della Banca Centrale Europea, che siede su uno degli scranni più alti della banca che gestisce le politiche monetarie dell’area euro. È ancora troppo prematuro, dice, per parlare, per discutere di tagli ai tassi. E sarà il caso di tenere i tassi di interesse su livelli giudicati restrittivi… fino a quando si avrà la certezza di poter tornare al target del 2%. Niente di nuovo dunque da un Q&A alla quale ha partecipato una delle persone più rappresentative della seconda banca centrale al mondo per importanza.
Chi si aspettava toni diversi, più accomodanti, che in un certo senso seguissero quelli di Federal Reserve ha visto dunque le sue aspettative frustrate, per una BCE che da piani dovrebbe arrivare al pivot più tardi della omologa di Washington. Tutto questo mentre l’economia europea comincia a mandare segnali di richiesta di soccorso e mentre gli effetti dei rialzi, mai così ripidi e rapidi, non si sono ancora completamente trasmessi alla cosiddetta economia reale.
Niente discussioni sui tagli, per ora
È una Isabel Schnabel incredibilmente hawkish quella che ha preso parte ad un Q&A durante il quale, dopo qualche domanda generica sull’euro, si è finiti anche a parlare di politica monetaria e dei tassi che ormai tutti aspettano, almeno sul fronte produttivo d’Europa. Tagli ai tassi di interesse che però avranno luogo, ormai così prezzano anche i mercati, con ogni probabilità soltanto a partire dal secondo trimestre del 2024.
Tutto questo mentre però l’analisi dei dati imporrebbe forse più miti consigli: l’economia europea farà registrare un finale di 2023 non esattamente da urlo, con i problemi che continuano a montare e che non sembrano poter essere risolti sul breve periodo. Una situazione che un altro membro di BCE, de Guindos, ha definito come molto difficile per la stessa banca centrale. Tra i due pareri, i mercati sembrerebbero più propensi a credere alla seconda. Dietro la difesa sperticata delle politiche monetarie restrittive non ci sono risposte visibili dei mercati. Anzi, dopo una corsa importante poco dopo le parole di Schnabel, sembra che si sia tornati alla possibilità di una correzione importante.
Quanto è nelle mani di BCE
La vera domanda che si stanno ponendo i mercati riguarda quanto delle future decisioni di politica monetaria siano in realtà sotto il controllo della Banca Centrale Europea. Si tratta di una situazione infatti parecchio difficile, dove si dovrà cercare di bilanciare da un lato la necessità di tornare a livelli di inflazione vicini al target e dall’altro limitare i danni ad un’economia che non ha mai visto tassi così alti nel recente passato.
I recenti dati sulla disoccupazione sembrano aver dato manforte ai falchi: mai così bassa dall’inizio dell’eurozona, segno che in realtà ci sarebbe spazio per valutare un percorso di lacrime e sangue in termini di tassi ancora piuttosto ambizioso.
D’altronde, aggiungeranno i più cinici, Schnabel è stata particolarmente chiara: è ancora prematuro parlare di tassi ed è ancora prematuro pensare di mollare la presa restrittiva. L’inflazione al 2% è ancora un miraggio, così come lo è in realtà il ritorno, almeno secondo le proiezioni, verso il target nel 2024.
Cosa però sulla quale, lo abbiamo detto anche poco fa, non sembra essere d’accordo il mercato, che invece prevede un ritorno in quota 2% già nel 2024.
Sarà probabilmente questo il dato da continuare a seguire, anche in relazione alle possibili mosse del Forex, ovvero dell’euro nei confronti delle principali valute del pianeta. E sarà il differenziale tra le decisioni di Washington e quelle di Francoforte ad imprimere la direzione decisiva alla coppia.