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Peso messicano affonda: Donald Trump e nuovo Congresso piacciono poco

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La principale sconfitta sui mercati finanziari dopo la notizia dell’attentato a Donald Trump è il peso messicano, che paga con una pessima performance durante la sessione di lunedì, chiudendo in territorio superiore ai 17,7 nei confronti del dollaro USA. Pesano, su quella che è stata una delle migliori valute dell’ultimo ciclo anche questioni di politica interna, l’elezione del nuovo Congresso e del nuovo Presidente che sono state interpretate sin da subito dagli analisti come potenzialmente dannose per il percorso di grande crescita economica del Messico.

Ad una situazione pertanto già poco ideale, almeno per gli analisti finanziari, si aggiunge anche la questione politica della possibile rielezione di Donald Trump, che i mercati ritengono più probabile dopo gli eventi del weekend. Un’elezione che sarebbe fonte forse non di guai, ma comunque di maggiori difficoltà per il Messico e in particolare per i suoi rapporti con gli Stati Uniti, che rimangono il primo mercato di sbocco per le produzioni messicane. Questioni che, tra le altre cose, riguardano anche altre economie emergenti, che potrebbero essere le prime vittime dell’eventuale imposizione di dazi più elevati, così come indicato da Donald Trump più volte durante la campagna elettorale. È certamente presto per trarre conclusioni, per quanto i mercati si stiano posizionando scontando già un’eventuale elezione del candidato repubblicano.

La combinazione che affonda il peso

Dopo performance incredibili nel corso degli ultimi mesi, ecco il momento della ritirata. Il peso messicano paga il prezzo più alto della sessione di ieri, perdendo più dell’1% nei confronti del dollaro. A pesare è appunto la aumentata possibilità che dalle elezioni presidenziali di novembre negli Stati Uniti emerga come vincitore Donald Trump, ipotesi sempre più probabile anche in seguito al (fallito) attentato del quale è stato vittima il candidato repubblicano. Un attentato fallito che è stato interpretato tanto dagli analisti politici quanto dagli analisti finanziari come evento positivo per le possibilità di essere eletto di Trump.

Ipotesi, quella dell’elezione di Trump a prossimo presidente degli Stati Uniti, che certamente piace poco a chi è long sull’economia messicana e sul peso. Nel programma, ancora da delineare nei dettagli in realtà, del candidato repubblicano sono presenti anche dazi più importanti a protezione dell’economia statunitense. Dazi che finirebbero per colpire in via diretta le capacità di export del Messico e dunque anche la capacità di continuare a crescere sugli importanti ritmi che si sono fatti registrare nel corso degli ultimi mesi e anni. Il peso non può che soffrirne, con una performance di breve pessima, per quanto comunque condizionata almeno in parte da reazioni di pancia che sono più che prevedibili in determinate circostanze politiche.

Rimane anche l’incognita politica interna

Se essere long sul dollaro è il trade del momento, almeno per chi ritiene che l’esito delle elezioni sia già scontato, essere short sul peso messicano è la posizione speculare che interessa maggiormente almeno chi investe nel futuro del paese a sud degli USA. A pesare, almeno per i mercati che erano abituato ad una presidenza e a un Congresso un tempo considerati come estremamente pro-libero mercato, è l’arrivo di un presidente e di un Congresso maggiormente spostati a sinistra e che potrebbero implementare cambiamenti importanti anche a livello economico.

Questioni delle quali si parla ormai da tempo e che avevano già indebolito, in modo importante, le prospettive del peso. Un peso che sui fondamentali economici è stato tra le valute più forti dell’ultimo anno e che ora potrebbe soccombere, o comunque ritirarsi, per questioni più precisamente politiche. Questioni politiche che però, per magnitudo, sono certamente di quelle in grado di muovere montagne, anche di denaro.

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