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Petrolio, Biden annuncia concessioni per i prossimi 5 anni

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L’amministrazione Biden ha annunciato i suoi nuovi piani per le concessioni legate all’estrazione di petrolio, in particolare per i trivellamenti offshore. Gli Stati Uniti hanno dei piani a lungo termine che pianificano quanti e quali concessioni verranno rilasciate nel corso di diversi anni. Nel caso specifico dell’annuncio di oggi, l’amministrazione della Casa Bianca ha fatto sapere che verranno concesse tre licenze nel corso dei prossimi 5 anni. Si tratta del numero più basso di licenze mai rilasciate da un Presidente dal 1980 a oggi, segnando un passaggio importante per alimentare la lotta al cambiamento climatico negli USA.

Allo stesso tempo, vari gruppi ambientalisti hanno comunque protestato contro la decisione di Biden. Il motivo sono le promesse fatte in campagna elettorale, quando l’allora candidato dei Democratici aveva indicato una politica orientata alla diminuzione dell’attività di estrazione petrolifera. Malgrado il piano moderato per le nuove licenze offshore, con il nuovo piano di fatto si indica un aumento della produzione nel corso dei prossimi cinque anni. Per chi avrebbe voluto un forte taglio alla produzione si tratta di una delusione, ma al tempo stesso è importante rimanere realisti: il prezzo del petrolio sta aumentando rapidamente, le scorte sono ai minimi del 2023 e gli Stati Uniti sono tra le poche nazioni che possono fare qualcosa per migliorare la situazione.

Attività concentrata nella costa del Golfo

Le tre licenze che l’amministrazione Biden ha annunciato verranno aggiudicate nel 2025, 2027 e 2029. Tutte e tre riguardano giacimenti al largo delle coste della Louisiana, al largo della costa del Golfo. La mossa ha sorpreso diversi analisti, che si aspettavano invece un aumento della produzione in Alaska. Buone notizie per gli importatori europei: il petrolio estratto nella costa del Golfo è quello che viene più facilmente esportato in Europa. Deb Haaland, Segretario degli Affari Interni, ha definito questa decisione come un chiaro segno della volontà del governo di costruire un futuro pulito per il settore energetico e per proteggere al tempo stesso l’indipendenza energetica degli Stati Uniti.

Difficilmente, in ogni caso, questa decisione farà qualcosa per alterare la situazione attuale del mercato. Non ci si attende un impatto immediato, considerando che il numero di licenze concesse è limitato e che la produzione comincerà a distanza di svariati anni da oggi. Più che altro si tratta di un segno di come siano orientati i piani a lungo termine degli Stati Uniti, divisi tra un ruolo importante a livello internazionale per dare stabilità al mercato e la necessità di decarbonizzare la propria economia.

La costa del Golfo è la regione da cui proviene la maggior parte del petrolio che l’Europa importa dagli USA

L’opinione pubblica si divide sulla decisione

Da una parte, il fatto che il numero di concessioni sia così basso ha permesso all’amministrazione di fare leva sulla propria attenzione alla sostenibilità. Ma non tutti sono d’accordo: Food and Water Watch, una delle più importanti organizzazioni pro-sostenibilità negli USA, ha definito la mossa come un segno di distanza tra la retorica e i fatti da parte del governo. Inoltre la mossa è arrivata grazie a un cavillo dell’Inflation Reduction Act, il quale prevede un legame a doppio filo tra energia eolica e petrolio: al governo non è concesso offrire nuove licenze per le pale eoliche offshore, a meno che durante l’anno precedente non si sia concesso un appalto su una vasta area di terreno per l’esplorazione petrolifera.

L’amministrazione insiste sul fatto che questa mossa sia in linea con l’obiettivo di raggiungere il net zero entro il 2050. Abigail Dillen di Earthjustice, però, commenta diversamente: a suo modo di vedere, si tratta di un’opportunità mancata per dare impulso alle rinnovabili. Ma la mossa non piace nemmeno ai produttori di petrolio, che vedono il numero limitato di licenze come un problema per i loro affari e per l’indipendenza energetica americana.

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