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Petrolio, è il momento di comprare secondo Goldman Sachs

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Jeff Currie, responsabile globale delle materie prime di Goldman Sachs, ha dichiarato in un’intervista a Bloomberg Television che nonostante il panico del mercato causato dal crollo di due banche negli Stati Uniti, i prezzi del petrolio stanno salendo.

Currie ha suggerito che attualmente si stia comprando il ribasso, sottolineando che non ha mai visto un mercato svendere così rapidamente ma mantenere una struttura rialzista. Goldman Sachs rimane convinta che la Cina andrà incontro a una solida ripresa verso la fine dell’anno, poiché l’attività economica riprenderà dopo i rigidi blocchi COVID.

Secondo Jeff Currie attualmente si sta comprando il “dip”

L’impatto sulla produzione

Sono diversi i motivi per cui Goldman Sachs continua ad avere una previsione rialzista per quanto riguarda il prezzo del petrolio. In primis, la riduzione della produzione da parte del Venezuela dovuta alla recente crisi del debito e lo stop alle esportazioni a causa delle recenti indagini contribuiscono a mettere pressione sul prezzo.

Inoltre, il recente blocco delle esportazioni di petrolio in Kurdistan, uno dei maggiori produttori al mondo, a causa di una disputa con l’Iraq diminuisce ulteriormente la disponibilità di greggio sul mercato.

Infine, la decisione dell’OPEC di rispettare l’accordo sui tagli alla produzione per tutto quanto il 2023, sembra destinata a impattare molto sul prezzo del petrolio. Il tutto si verifica in una situazione in cui aumentare la produzione è diventato troppo costoso per le aziende statunitensi.

Infatti, secondo quanto affermato all’inizio di questo mese da Scott Sheffield, CEO di Pioneer Natural Resources, la capacità di raffinazione e i problemi di inventario degli Stati Uniti non consentirebbero di aumentare la produzione. Sheffield ha predetto che la produzione di petrolio negli Stati Uniti tornerà ai livelli pre-pandemici, ma non crescerà tanto quanto molti sperano.

La domanda cinese sembra destinata ad arrivare a 16 milioni di barili al giorno nell’ultimo trimestre dell’anno.

L’importanza della domanda cinese

La Cina sta mostrando segnali di una possibile ripresa dell’attività economica, il che potrebbe portare ad un aumento della domanda di petrolio, nonostante i timori sul contagio causato dai fallimenti bancari negli Stati Uniti che hanno causato un calo dei prezzi.

Dopo aver raggiunto il picco di $ 122 al barile all’inizio di giugno dell’anno scorso, i prezzi del WTI hanno oscillato tra $ 70 e $ 80 per la maggior parte di quest’anno. Tuttavia, quando la banca SVB è crollata due settimane fa, il prezzo del WTI è sceso ulteriormente a $ 66,93 al barile.

Già la scorsa settimana, Goldman Sachs ha previsto un aumento dei prezzi del petrolio nei prossimi 12 mesi, grazie all’aumento della domanda in Cina che si prevede raggiungerà oltre 16 milioni di barili al giorno. La banca ha anche affermato che la riduzione degli investimenti nell’industria energetica causerà carenze di petrolio entro la fine dell’anno, un’opinione condivisa anche dal titano petrolifero dell’Arabia Saudita, Saudi Aramco.

Nonostante le importazioni medie di petrolio in Cina tra gennaio e febbraio siano state inferiori rispetto all’anno precedente, la maggior parte degli analisti si aspetta un aumento della domanda nei prossimi mesi, in quanto la ridotta domanda di petrolio in questo periodo è tipica delle festività del capodanno lunare.

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