Petrolio, l’Opec taglia le previsioni di crescita della domanda. Come si muovono le quotazioni

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Written by Pierpaolo Molinengo
Attivo come autore dal 1989, si è iscritto all'albo nel 2002, quando ha iniziato ad occuparsi di economia, concentrando dapprima i suoi studi sul mercato immobiliare, fisco e mutui per poi allargare il suo focus sui mercati emergenti e sui rapporti Usa-Russia.
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In mattinata il prezzo del petrolio è cresciuto dell’1% condizionato dalle preoccupazioni che l’uragano Francine possa avere un pesante impatto sulla produzione statunitense. Ricordiamo che gli Usa sono uno dei più grandi produttori al mondo di greggio, ma a pesare sulla quotazione del petrolio sono stati anche i timori che la domanda possa calare.

Sono saliti dell’1,4% – pari ad un dollaro – i future sul greggio Brent per novembre, che hanno raggiunto quota 71,61 dollari al barile. Salti dell’1,4% – ossia 92 centesimi – i future sul greggio Usa per ottobre, che hanno raggiunto quota 68,23 dollari a barile.

Nel corso della sessione precedente entrambi i contratti sono saliti di oltre il 2%: le piattaforme offshore nel Golfo del Messico degli Usa sono state chiuse. Sono state interrotte, inoltre, le operazioni di raffinazione sulla costa a causa dell’uragano Francine nella Louisiana meridionale.

Ma entriamo un po’ più nel dettaglio e cerchiamo di capire come si muovono le quotazioni del petrolio.

Cosa sta accadendo alle quotazioni del petrolio

A fare il punto della situazione sulle quotazioni del petrolio ci ha pensato Priyanka Sachdeva, analista di mercato senior presso la società di brokeraggio Phillip Nova, che ha messo in evidenza come entrambi i benchmark – WTI e Brent – sembrano essere riusciti a trovare terreno nonostante le preoccupazioni relative all’interruzione delle forniture di petrolio degli Stati Uniti. Nova ha sottolineato come la regione rappresenti grosso modo il 15% della produzione petrolifera negli Usa. Qualsiasi tipo di interruzione della produzione potrebbe determinare una riduzione delle forniture, almeno nel breve periodo.

Dopo che l’uragano si stava finalmente dissipando dopo aver toccato terra, il mercato del petrolio ha spostato la propria attenzione sulla riduzione della domanda. Negli Stati Uniti le scorte di greggio sono aumentate nel corso della scorsa settimana. Stando a quanto riferisce l’Energy Information Administration le importazioni di greggio sono aumentate e diminuite le esportazioni.

Dai dati, inoltre, è emerso che la domanda di benzina è scesa ai minimi dal mese di maggio. È calata, inoltre, la domanda di carburante distillato: anche le raffinerie hanno registrato un calo nella loro produzione. Oltre ad essere un importante produttore, gli Stati Uniti sono uno dei più grandi consumatori di petrolio al mondo.

Secondo Kelvin Wong, analista di mercato senior presso Oanda, l’impatto dell’uragano Francine, senza dubbio, ha fatto sì che aumentassero le preoccupazioni relative all’offerta. I riflettori, però, sono stati puntati principalmente sulle tendenze a medio termine, le quali, almeno per il greggio WTI, sono rimaste ribassiste.

Petrolio, le previsioni di crescita

L’Opec, proprio ad inizio settimana, ha messo mano alle previsioni di crescita della domanda globale di petrolio, che sono state riviste al ribasso. Sono state ridotte, inoltre, anche le aspettative per il prossimo anno. Questa è la seconda revisione al ribasso consecutiva.

In una nota diffusa in giornata, ANZ Research ha spiegato che gli operatori del settore petrolifero, ora come ora, attendono con ansia il rapporto mensile di mercato dell’Agenzia Internazionale per l’Energia, per individuare eventuali segnali di indebolimento delle prospettive della domanda.

Le forniture di petrolio alla Cina

È destinata a crescere, invece, la fornitura di petrolio dell’Arabia Saudita alla Cina: a ottobre dovrebbe toccare quota 46 milioni di barili. Il principale esportatore mondiale di petrolio ha tagliato i prezzi per l’Asia, aumentando la domanda.

Sinopec e PetroChina, le due più importanti raffinerie cinesi, hanno richiesto più greggio da caricare a ottobre, mentre la domanda delle raffinerie private Rongsheng Petrochemical e Hengli Petrochemical è rimasta stabile.

Il volume di petrolio che arriverà nel corso del mese di ottobre è superiore ai 43 milioni di barili rispetto a quello che le raffinerie cinesi dovrebbero ricevere a settembre.

L’aumento della domanda da parte del principale importatore mondiale si verifica dopo che la compagnia petrolifera statale Saudi Aramco ha abbassato il prezzo ufficiale di vendita di ottobre del principale greggio leggero arabo destinato all’Asia, portandolo al livello più basso degli ultimi tre anni.

L’Arabia Saudita è il secondo fornitore di greggio della Cina dopo la Russia. Tuttavia, le esportazioni di greggio saudite verso la Cina sono diminuite del 10,3% a 46,79 milioni di tonnellate metriche (1,61 milioni di barili al giorno) nei primi sette mesi di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, come hanno mostrato i dati doganali cinesi.

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