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Petrolio, le quotazioni Wti superano i 75 dollari al barile. Il Brent si avvicina agli 80 dollari
Le quotazioni del petrolio subiscono le tensioni dell’anniversario dell’attacco ad Israele. Arrivano anche le prime prese di profitto degli investitori.
Oggi 7 ottobre 2024, anniversario dell’attacco di Hamas a Israele, le quotazioni del petrolio tornano a salire. Scambiato a 75,43 dollari al barile il greggio WTI con consegna a novembre guadagna l’1,41%, ai massimi da agosto. Il Brent, invece, viene scambiato in mattinata a 79,89 dollari al barile con una crescita dell’1,08%.
Il prezzo del petrolio, la scorsa settimana, ha registrato l’aumento settimanale più repentino da un anno a questa parte. I timori di un eccesso di offerta in un contesto di domanda più debole hanno contrastato i timori che il conflitto in Medio Oriente si potesse allargare. Situazione che avrebbe potuto compromettere le esportazioni di una delle più importanti regioni nelle quali si produce il petrolio
La scorsa settimana il petrolio Brent ha registrato un aumento dell’8%, registrando la migliore performance da gennaio 2023. I contratti WTI, invece, sono cresciuti del 9,1%, sfiorando i massimi da marzo 2023. A tenere alta l’attenzione sulle quotazioni del petrolio erano le aspettative che Israele potesse colpire le infrastrutture petrolifere iraniane in risposta all’attacco missilistico del 1° ottobre 2024. Al momento, però, si è ancora in attesa di una risposta da parte di Tel Aviv: alcuni investitori potrebbero aver venduto futures per monetizzare i guadagni derivati dalle recenti oscillazioni delle quotazioni.
Arrivano le prime prese di profitto sul petrolio
Priyanka Sachdeva, analista di mercato senior presso Phillip Nova, ritiene logico che sul petrolio siano arrivate le prime prese di profitto tecniche. Ad ogni modo il mercato sembra essere destinato a sperimentale dei venti favorevoli, determinati proprio dai timori di possibili ritorsioni di Israele con l’Iran. Secondo Sachdeva la potenziale escalation su vasta scala del conflitto in Medio Oriente, fino a questo momento, ha sostanzialmente contrastato le crescenti pressioni dal lato della domanda.
Il giorno prima dell’anniversario degli attacchi di Hamas contro Israele (7 ottobre), Tel Aviv ha preso di mira gli obiettivi di Hezbollah in Libano e nella Striscia di Gaza. Il ministro della Difesa israeliano ha ribadito che tutte le opzioni erano aperte per una ritorsione contro l’Iran.
Stando a quanto ha riferito la polizia, nelle prime ore della giornata i razzi di Hezbollah hanno colpito Haifa, la terza città più grande di Israele e i media israeliani hanno riferito di 10 feriti nel nord del Paese.
ANZ Research ha avvertito che, nonostante l’aumento dei prezzi del petrolio la scorsa settimana, l’impatto del conflitto sulla fornitura di petrolio sarà relativamente limitato. Gli analisti ritengono che un attacco diretto alle strutture petrolifere dell’Iran sia la risposta meno probabile tra le opzioni di Israele. Secondo ANZ Research abbiamo assistito a un impatto ridotto degli eventi geopolitici sulla fornitura di petrolio. Ciò ha portato a un premio di rischio geopolitico significativamente più basso applicato ai mercati petroliferi negli ultimi anni. I sette 7milioni di barili al giorno di capacità inutilizzata dell’Opec costituiscono a tutti gli effetti un ulteriore cuscinetto.
La politica dell’Operc
L’Organizzazione dei Paesi Esportatori di Petrolio (Opec) e i suoi alleati, tra cui Russia e Kazakistan, hanno a disposizione di milioni di barili di capacità inutilizzata: nel corso degli ultimi anni è stata ridotta la produzione per sostenere i prezzi in un contesto di debole domanda globale.
Secondo gli analisti, il gruppo di produttori ha una capacità di riserva di petrolio sufficiente a compensare l’eventuale perdita totale delle forniture iraniane nel caso in cui Israele dovesse decidere di distruggere gli impianti di quel paese, ma avrebbe difficoltà nel caso in cui l’Iran dovesse reagire colpendo gli impianti dei suoi vicini del Golfo.
Nell’ultima riunione del 2 ottobre, l’Opec ha deciso di mantenere invariata la sua politica sulla produzione di petrolio, compreso un piano per iniziare ad aumentare la produzione a partire da dicembre.