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Petrolio, scorte più alte del previsto mitigano l’impatto della situazione in Medio Oriente

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La settimana dei combustibili fossili si è conclusa con una sorpresa per i tanti analisti che si aspettavano uno scombussolamento del mercato, dopo che il weekend scorso l’Iran ha attaccato con droni e missili il territorio israeliano. Alla fine la situazione è rimasta sotto controllo e i prezzi non hanno iniziato una corsa oltre i 90$ al barile, come Wall Street si aspettava. Questo sembra essere in primo luogo il risultato di un buon lavoro da parte della diplomazia internazionale, con Israele che non ha risposto agli attacchi e in questo modo ha evitato un’escalation pericolosa della situazione in Medio Oriente. A incidere sui prezzi è anche il fatto che l’offerta di barili sia in aumento, con un’attività estrattiva sopra le attese in molte aree del mondo.

Attualmente il prezzo del petrolio WTI rimane a 82$, ben al di sotto del picco toccato la scorsa settimana, e anche la quotazione del Brent è stata in ribasso nel corso degli ultimi giorni. Malgrado tutti i timori degli analisti, fino a questo momento non ci sono delle prove concrete del fatto che il conflitto in Medio Oriente abbia inciso in un qualunque modo sull’offerta di petrolio. L’attività di estrazione è rimasta invariata in tutti i paesi del Golfo e anche in Iran. Il petrolio iraniano è soggetto a sanzioni da parte dei paesi occidentali e l’UE sta anche pensando di rinforzare queste sanzioni dopo l’attacco della scorsa settimana, ma rimane un fornitore importante per la Cina e per altri paesi asiatici.

I mercati attendono notizie più dettagliate sull’attacco israeliano al territorio iraniano avvenuto nella notte

Cambiano le posizioni degli analisti

In questo momento ci sono tanti segnali che sembrano essere ribassisti per il prezzo del petrolio. Ad esempio, i margini delle raffinerie si stanno abbassando indicando che i volumi di produzione rimangono abbondanti. Inoltre ci sono alcuni dei produttori mondiali, come la Nigeria, dove risulta addirittura difficile riempire le navi petroliere che dovrebbero trasportare i barili verso i compratori finali. Delle 49 navi petroliere che dovrebbero salpare a maggio dai porti nigeriani verso i mercati internazionali, attualmente soltanto 35 navi sono state prenotate. Per essere già il 19 aprile, significa che le vendite stanno andando più lentamente del solito e che la domanda rimane più bassa dell’offerta.

Secondo Rystad Energy il prezzo del Brent è diretto verso 83$ al barile, entre in questo momento rimane difficile prevedere quali saranno le prossime mosse dell’OPEC. Secondo HSBC, il gruppo dei paesi esportatori -che recentemente sta vagliando l’entrata della Namibia– sarebbe intenzionato a continuare a controllare i prezzi e tagliare ancora la produzione se necessario. Nel frattempo gli Stati Uniti hanno nuovamente raggiunto un record nella produzione nazionale, così come sembra che finalmente in Libia le strutture di estrazione siano nuovamente operative al 100% dopo aver affrontato grandi opere di manutenzione straordinaria iniziate a gennaio.

I dati diffusi dalla EIA mostrano che le scorte di petrolio negli USA sono in aumento

Incertezza sull’attacco israeliano in Iran

Anche se fino a questo momento si sa molto poco sull’accaduto, sembra che nella notte Israele abbia attaccato il territorio iraniano con un missile: a confermarlo non sono state direttamente le fonti dell’esercito israeliano, ma l’intelligence americana e l’esercito iraniano. In ogni caso, nel comunicato iraniano si legge che non ci sono state vittime e che l’attacco sembra essere stato più intenzionato a mandare un messaggio che a colpire effettivamente degli obiettivi strategici. Dopo la pubblicazione della notizia i mercati hanno iniziato a mostrare segni di nervosismo, ma osservando che la risposta iraniana è stata moderata le acque si sono rapidamente calmate. Per il momento non sembra che gli eventi della notte abbiano causato scompiglio sui mercati e soprattutto non sembra che possano essere la scintilla da cui potrebbe nascere un’espansione del conflitto tra Israele e Hamas.

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