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Powell chiaro nel suo discorso: niente aumenti ai tassi, ma manca l’ottimismo sul calo dell’inflazione

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Il 1 maggio non è stato festivo per la Federal Reserve, che ha visto un doppio appuntamento importante: da una parte la decisione sui tassi e poi, poco dopo, anche la conferenza stampa in cui sono state esaminate più in dettaglio le questioni relative alla politica monetaria. La Fed ha deciso di mantenere i tassi invariati, esattamente come previsto da tutti gli analisti. Questa non è stata una novità: quello che realmente interessava a Wall Street erano i commenti del Presidente della Fed, Jerome Powell. In una conferenza stampa più lunga del solito, Powell ha dato delle indicazioni piuttosto chiare: è “improbabile” che la prossima mossa della Fed sia un aumento dei tassi d’interesse, ma sembra quasi altrettanto improbabile che un taglio possa arrivare già entro la fine dell’estate.

Dopo una buona discesa del tasso d’inflazione lo scorso anno, da qualche mese si sono accese delle preoccupazioni legate a una possibile re-inflazione negli Stati Uniti. Anziché rallentare, l’economia americana ha continuato a crescere molto velocemente durante il periodo di tassi in aumento grazie a una forte spesa pubblica e a un significativo aumento delle esportazioni di gas e petrolio verso l’Europa. Vicina alla piena occupazione, l’economia statunitense si è ritrovata a vedere salari in aumento e di conseguenza una pressione sui prezzi ancora alta: nell’ultima rilevazione sull’inflazione, il dato annuo è rimasto ancora una volta ben superiore al 3%.

Probabilmente la Fed manterrà i tassi attuali fino all’autunno inoltrato

“Improbabile” un aumento dei tassi

Powell è conosciuto per dare risposte spesso molto possibiliste, senza indicare una direzione chiara, al contrario della sua equivalente Christine Lagarde in Europa. Quando al presidente della Fed è stato chiesto se l’inflazione di questi mesi potrebbe portare a un aumento dei tassi, però, la sua risposta è stata chiara: per il momento non fa parte delle opzioni che la Fed sta prendendo in considerazione. Considerando che di recente si è anche verificato un primo rallentamento del mercato del lavoro, il presidente della Fed e i membri del comitato ritengono che i tassi attuali siano già sufficientemente alti da poter far ritornare l’inflazione al di sotto del target del 2%.

Incalzando il presidente della Fed, subito dopo è stato chiesto cosa sarebbe necessario affinché la banca centrale possa prendere in considerazione un aumento dei tassi d’interesse. Powell in questo caso è ritornato alla sua storica vaghezza, indicando che la Fed dovrebbe vedere “prove persuasive” del fatto che la politica monetaria attuale non sia sufficiente a raggiungere l’obiettivo. In ogni caso la banca centrale americana inizierà gradualmente a ridurre l’acquisto di buoni del Tesoro, cosa che tipicamente porta effetti sull’economia simili a quelli di un aumento dei tassi.

Grafico dei tassi della Fed negli ultimi 6 anni

L’inflazione rimane la priorità

Il fatto che la Federal Reserve per ora escluda un aumento dei tassi d’interesse non implica comunque che i tagli ai tassi siano vicini. Powell ha dichiarato che la Fed, nel corso del 2024, non ha acquisito una “maggiore fiducia” riguardo alla discesa dell’inflazione. Essenzialmente, alla fine dello scorso anno, la banca centrale era più convinta del fatto che questi tassi fossero sufficienti rispetto a oggi. Ha anche aggiunto che questa “maggiore fiducia” arriverà probabilmente dopo un arco di tempo “più lungo del previsto“, essenzialmente indicando che le aspettative di poter tagliare i tassi già in estate ormai possono essere dimenticate. In conclusione ha voluto ribadire che la Fed non prenderà decisioni azzardate, tagliando i tassi solo se e quando avrà la totale certezza che questa decisione non possa portare nuovamente a un aumento del tasso d’inflazione.

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