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Rabobank: effetti di El Niño continueranno nel 2024
Il colosso bancario e degli investimenti olandese, Rabobank, prevede che nel 2024 continueranno ad andare avanti gli effetti di El Niño. Per lo meno per la prima parte dell’anno, si prevede che continueranno a essere in difficoltà le forniture delle commodities agricole già impattate dal fenomeno. Si parla ad esempio di succo d’arancia, caffè, zucchero e non soltanto: di recente anche il mondo del riso e della soia stanno avendo un forte impatto. Considerato il forte impatto sul clima, sono soprattutto le soft commodities a vedere effetti concreti di El Niño sulla loro quotazione. L’evento del 2023-24 si sta mostrando più lungo e forte rispetto a molti degli eventi passati.
El Niño è un fenomeno che causa un riscaldamento delle acque superficiali dell’oceano Pacifico, ancora poco compreso dalla scienza. Questo lieve cambiamento di 2-3 °C nella temperature superficiale del Pacifico è sufficiente ad avere un effetto a catena su tutto il clima globale: in Europa si sta osservando un inverno decisamente più caldo del normale, mentre altrove si avvertono effetti completamente diversi. La forte siccità della parte nord dell’America Latina e le forti piogge nella parte sud, il clima arido nel sud-est asiatico, le piogge torrenziali del Perù e l’aumento degli eventi climatici estremi in tutto il mondo. Andando a modificare l’equilibrio climatico delle aree dove si coltivano grandi quantità di materie prime agricole, El Niño può causare un calo drastico dell’offerta negli anni in cui si verifica.
Le previsioni di Rabobank su El Niño
Il capo della ricerca sui mercati agricoli di Rabobank, Carlos Mera, ha recentemente diffuso le sue previsioni sull’andamento delle materie prime nella parte del 2024. Mera ha confermato che si aspetta di vedere continuare il trend in corso, e che si attende effetti ancora visibili di El Niño per almeno il primo trimestre dell’anno. Inoltre ha sottolineato che esiste una correlazione diretta tra questo fenomeno naturale e i prezzi in aumento dello zucchero, per via della siccità fuori dalla norma in grandi paesi produttori come India, Tailandia e Australia. Lo stesso vale per il prezzo del caffè robusta, la varietà più coltivata in Brasile che a dicembre ha raggiunto il suo prezzo più alto degli ultimi 15 anni.
Mera ha però sottolineato una certa sorpresa per quello che sta succedendo al prezzo del cacao, dal quale si aspettava un rally maggiore. I grandi produttori di cacao, come Costa d’Avorio e Ghana, hanno visto affermarsi una cultura dei futures con la quale una grande quantità di prodotto viene già venduta un anno prima del raccolto, a un prezzo fisso. Questo fatto ha stabilizzato il mercato in un momento di grande incertezza, ma Rabobank si aspettava che nonostante i futures si sarebbero visti aumenti dei prezzi più marcati soprattutto per i consumatori finali. Ce lo si sarebbe aspettato anche per via della forte mancanza di piogge nei luoghi di maggior concentrazione dei produttori, che ha decimato la produzione.
Altrove si avvertono gli effetti positivi
Sarebbe sbagliato attribuire soltanto effetti negativi a El Niño per quanto riguarda la produzione di materie prime agricole. Un posto dove si stanno notando effetti molto positivi, ad esempio, è il Kenya. Dopo che la produzione di tè kenyota ha sofferto l’instabilità climatica e politica del 2023, ora i raccolti stanno abbondando grazie a una quantità di piogge ben superiore alle attese. La produzione è aumentata del 15% fino a questo momento, ed è previsto che il trend continui ancora nei prossimi mesi. Lo stesso sta succedendo in Argentina, dove le piogge intense stanno portando verso un raccolto molto abbondante di soia e a una maggior produzione di carne grazie allo stato di salute dei pascoli.
Al di fuori del mondo delle commodities, un settore che sta osservando effetti drastici è quello del turismo invernale. Tutta l’Europa, così come il Canada e il Montana negli Stati Uniti, stanno soffrendo un inverno con livelli di neve intorno ai minimi storici.