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Rame, offerta bassa e domanda estremamente forte causano rally dei prezzi

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Con il mercato dei combustibili fossili e dell’oro che continuano a muoversi prevalentemente in maniera laterale, una commodity che sta conquistando l’attenzione degli investitori è il rame. Si tratta di un periodo molto particolare per questo metallo, in cui una serie di provvedimenti governativi in Europa e negli Stati Uniti stanno provocando un boom della domanda; nel frattempo sta invece nascendo un problema serio di offerta, con i più grandi produttori mondiali che per diverse motivazioni non stanno più mantenendo il ritmo di produzione degli scorsi anni. Il prezzo del future perpetuo quotato negli USA cresciuto del 11% nel corso dell’ultimo mese, e il rally non accenna a frenare.

Secondo un’unità di ricerca di Fitch, che ha pubblicato una previsione dettagliata sull’andamento previsto per il mercato nel futuro a medio termine, il prezzo del rame potrebbe crescere del 75% nel corso dei prossimi due anni. Il tutto malgrado le batterie al litio per i veicoli elettrici, che si pensava sarebbero state la principale fonte di aumento della domanda nel corso dei prossimi anni, stiano attraversando un periodo di crisi. Lo dimostrano le quotazioni dimezzate del litio rispetto allo scorso anno e i tanti licenziamenti nel settore, che invece avrebbe dovuto affermarsi come uno dei grandi vincitori di questa accelerazione verso la sostenibilità ambientale.

L’aumento previsto della domanda nei prossimi anni è nettamente inferiore all’aumento dell’offerta legato alle miniere che dovrebbero venire aperte

La crisi dell’offerta non accenna a passare

In questa fase si nota sia una forte riduzione dell’offerta che un forte aumento della domanda. I problemi per la produzione di rame sono iniziati alla fine del 2023, quando First Quantum Metals è stata costretta a sospendere le attività estrattive nella miniera di Cobre Panamà. Si tratta di una delle miniere più grandi al mondo, dove lavorano oltre 7.300 persone. Da sola vale l’1,50% della produzione mondiale ed è la miniera di rame con più riserve verificate mai aperta dal 2010. Non solo dunque ha una rilevanza importante oggi, ma ci si aspettava che avrebbe avuto un ruolo molto importante anche in futuro; il fatto che abbia dovuto interrompere indefinitamente la produzione per via delle proteste locali sulla sostenibilità climatica e sociale ha pesato molto sull’offerta di rame.

Anglo American, un altro dei produttori più importanti al mondo, ha altrettanto annunciato dei piani per ridurre la sua produzione di rame nel 2024 e 2025 per ridurre i costi. Secondo Goldman Sachs, l’azienda starebbe aspettando di vedere il prezzo rimbalzare ancora verso l’alto prima di annunciare dei piani per tornare ai suoi livelli di produzione; sempre secondo gli analisti di Goldman Sachs, l’offerta potrebbe ritornare sui livelli degli scorsi anni una volta superata la soglia di 10.000$ per tonnellata. Pesa anche il fatto che ci si attenda una svalutazione del dollaro nei prossimi mesi, cosa che in generale può favorire tutte le materie prime.

Grafico dell’andamento dei futures americani sul rame nel corso dell’ultimo mese

Domanda in crescita per le rinnovabili

In questo momento non sono i veicoli elettrici e non è nemmeno il settore immobiliare a marcare l’aumento della domanda di rame che si sta verificando. Secondo gli analisti si tratta soprattutto del comparto dell’energia rinnovabile e in particolare dei pannelli fotovoltaici: l’Inflation Reduction Act negli Stati Uniti e l’obiettivo di triplicare la produzione di energia rinnovabile in Europa entro il 2030 stanno facendo marcare un aumento molto importante degli ordini industriali di pannelli fotovoltaici. Secondo le previsioni pubblicate a dicembre da Citibank, il mondo dell’energia rinnovabile sarà responsabile di un aumento della domanda mondiale di rame di 4,2 milioni di tonnellate entro la fine di questo decennio. Per questo motivo, la stessa Citibank prevede un potenziale aumento del prezzo della materia prima a 15.000$ per tonnellata entro il 2025.

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