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Regno Unito: dalla politica monetaria un regalo al nuovo governo. Labour già sotto attacco dei giornali
L’importante vittoria elettorale dei laburisti nel Regno Unito apre a diverse considerazioni da parte di analisti e di operatori di mercato, che si interrogano sul futuro di breve e medio periodo della situazione finanziaria a Londra e dintorni. Il nuovo primo ministro Keir Starmer potrebbe godere di un momento complessivamente più tranquillo rispetto a quello del predecessore, almeno in termini di politica monetaria. La sua elezione arriva infatti con un invidiabile tempismo poco prima che Bank of England potrebbe procedere con il primo taglio ai tassi di questo ciclo.
Un taglio che non potrà invertire trend e cancellare preoccupazioni nel giro di pochi minuti, ma che sarà comunque il segnale di apertura di una stagione più tranquilla su quel fronte per il governo, con l’enorme impopolarità di Rishi Sunak emersa dalle urne che è stata – almeno in parte – condizionata anche da una fase economica non brillante caratterizzata da inflazione, crescita ridotta e diversi momenti di preoccupazione per i destini economici del Regno.
Un primo regalo a Starmer arriverà da Bank of England?
Bank of England non decide certamente le sue politiche monetarie in relazione agli esiti elettorali. Tuttavia il nuovo premier del Regno Unito, Keir Starmer, certamente non si lamenterà del prossimo taglio di BoE ai tassi di interesse, che contribuirà al ritorno di una situazione economica e finanziaria molto più distesa per il Regno Unito. Un’occasione che è già il tema di dibattito principale tra analisti finanziari e economisti e che ha tutta l’aria di un’occasione che il partito laburista, tornato al potere dopo un lungo iato, dovrebbe fare di tutto per non sperperare. Per ora gli investitori non sono però certi che ad inaugurare l’arrivo del nuovo inquilino di Downing Street sarà immediatamente bagnato da un taglio ai tassi.
C’è ancora incertezza su questa eventuale mossa di Bank of England, prezzata dai mercati al 60% in attesa di qualche segnale più chiaro che arriverà dalle autorità monetarie. Quel che è certo è che se non si tratterà di un taglio durante il prossimo incontro dell’istituto, ci sarà da aspettare al massimo per il successivo, una situazione che Londra condividerebbe a quel punto con Washington.
Sarebbe un segnale di buon auspicio per il nuovo governo, che potrebbe godersi quell’inerzia che è sempre la favorita dai governi: pivot e riduzione dei tassi, quelle politiche monetarie espansive che però sono spesso anche un’arma a doppio taglio. Difficile avere disciplina fiscale e di spesa quando di denaro – per quanto indirettamente – se ne stampa su buone quantità.
Mani completamente libere per i laburisti
Data l’ampia maggioranza portata a casa dai laburisti, alla fine del mandato sarà però difficile attribuire eventuali colpe alle difficoltà di azione. Sarà dunque un mandato, quello di Starmer, che sarà caratterizzato probabilmente da azioni radicali – a seconda degli equilibri che comunque andranno a crearsi anche all’interno del partito, per scelte economiche delle quali però il governo dovrà assumersi tutte le responsabilità.
La situazione, almeno durante questa fase di insediamento, appare come ideale: tagli in arrivo, inflazione che torna verso il 2% e un’ampia maggioranza per far passare pressoché qualunque tipo di misura. Sul fatto che funzionerà per il Regno Unito in diversi nutrono dubbi. E qualcuno si preoccupa anche dell’eventuale introduzione di nuove tasse. A partire da Financial Times, che oggi apre con una guida a proteggere le proprie sostanze dal futuro attacco dei laburisti. Non esattamente un clima disteso, per mercati che sembrerebbero essere poco intenzionati a trattare con i guanti il nuovo primo ministro, per quanto poco brillante sia stato il precedente in termini di risultati anche economici.