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Ringgit vola | Jerome Powell fa respirare valute emergenti
Una tempesta perfetta per diverse delle valute del Lontano Oriente e in particolare per il ringgit, con MYR/USD che sarà certamente una coppia esotica per gli investitori nel Forex, ma che è segnale più ampio di ciò che i mercati ritengono che possa accadere nel prossimo futuro sulle piazze del cambio valutario. Jerome Powell, dopo una presenza soft al Congresso al Senato è apparso più dovish di quanto si aspettassero i mercati, dichiarando che Federal Reserve non è poi così lontana dai tagli ai tassi di interesse, lasciando così ampio spazio alle valute asiatiche di recuperare parte del terreno perduto in passato.
Il discorso che stanno facendo gli analisti e gli investitori è semplice e da manuale di primo anno di economia: Federal Reserve allenterà la pressione sulla politica monetaria e questo, fermi restando gli altri fattori, potrà dare una mano importante alle valute del Lontano Oriente. Il caso del ringgit malese rimane però il più interessante: la valuta sta vivendo la sua migliore settimana dal luglio scorso, forte anche di manovre del governo al fine di alleggerire la pressione su questa valuta. Manovre che altrove hanno funzionato poco e che invece a Kuala Lumpur sembrerebbero già pronti a offrire risultati importanti ai mercati.
Riportate i capitali in patria
Il messaggio del governo di Kuala Lumpur era apparso come naive al grosso degli analisti. Un appello alle aziende che detengono grossi capitali all’estero a farli rientrare, anche al fine di alleggerire la pressione sul ringgit. Avrebbero però già risposto, per quanto manchino ancora conferme, diverse delle aziende controllate dallo stato, con il ringgit che piazza un incoraggiante +1,2% nel corso della settimana, che se così dovesse concludersi diventerebbe la migliore dallo scorso luglio.
Una settimana entusiasmante che però deve essere analizzata anche ricorrendo a altri fattori e a altre questioni che riguardano da vicino il mercato Forex, soprattutto a Washington. Ieri Jerome Powell è apparso, almeno secondo la maggioranza dei commentatori, più morbido rispetto alla sua precedente apparizione davanti al Congresso, parlando apertamente della possibilità che Fed inizia a tagliare i tassi non troppo in avanti durante il 2024, riconoscendo così ai mercati che prezzano questi tagli almeno una parte di ragione.
È vero che tra il dire a il fare c’è sempre di mezzo il proverbiale mare, ma è altrettanto vero che qualcosa almeno all’apparenza si sta muovendo e che questo sta rapidamente riposizionando i mercati, almeno in Asia, con altre valute dell’area geografica che hanno fatto registrare delle buone performance.
Tokyo, che succede?
Anche a Tokyo si festeggia, almeno per chi sognava uno yen lontano dalla soglia critica dei 150-152 contro il dollaro. Al momento USD/JPY fa segnare un più incoraggiante 148, segno che non solo le parole di Jerome Powell sono state prese seriamente, ma anche del fatto che in molti ormai hanno iniziato a credere in prossimi rialzi dei tassi di interesse da parte di Bank of Japan. Una questione che per settimana ha assomigliato al celebre Aspettando Godot e che ora però potrebbe finalmente risolversi.
Quando con precisione? In realtà non lo sa nessuno, con Kazuo Ueda che continua a giocare, soprattutto nelle dichiarazioni pubbliche, di equilibri sottili e non sempre facili da interpretare.
Sarà comunque un Forex ancora molto condizionato dalle dichiarazioni dei principali protagonisti e anche dagli interventi di diversi governi a tutela della propria valuta. Per ora, almeno in Malesia, la cosa sembra funzionare. E vedremo se sarà di indirizzo anche per economie simili e geograficamente prossime, in un upset che in molti si aspettavano ma che fino a oggi aveva fatto fatica a trovare conferme sui mercati.