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Robert Holzmann ci ripensa: “BCE potrebbe tagliare prima di FED”. Il cambio di passo nell’eurozona

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Tutto e il contrario di tutto, a distanza di poco più di un mese. Soltanto il 23 febbraio scorso Robert Holzmann di BCE aveva indicato per BCE un percorso da gregaria in termini di tagli dei tassi rispetto a Federal Reserve. Ovvero un percorso che avrebbe visto Francoforte decidere soltanto dopo Federal Reserve la strada da percorrere per un ritorno a livelli dei tassi di interesse più bassi. Poche ore fa però, a poco più di un mese di distanza, Robert Holzmann sembrerebbe essere tornato sui suoi passi.

E ha annunciato che, al contrario di quanto detto appunto a fine febbraio, BCE potrebbe invece iniziare con i tagli prima dell’omologa di Washington, in un’intervista rilasciata al giornale austriaco Kronen Zeitung. Una possibilità che sarebbe tornata sul tavolo dato che l’economia dell’eurozona – i dati sono disponibili per tutti – cresce meno di quella USA. E, aggiungiamo noi, potrebbe essere necessaria una spinta in termini di politiche monetarie.

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Robert Holzmann, che è governatore della banca nazionale austriaca, è stato tra i più hawkish durante questo ciclo di rialzo dei tassi che BCE ha sostenuto per contenere l’inflazione lungo tutto il 2023. E nonostante si fosse tornati a livelli di crescita dei prezzi più contenuti, era stato lo stesso Holzmann a indicare ai mercati, lo scorso 23 febbraio, che ci sarebbe stato in realtà poco da aspettarsi da BCE prima di eventuali mosse di Federal Reserve.

Chi segue però le vicende legate al Forex e ai mercati valutari, saprà altrettanto bene che anche il 2024 si è aperto con una navigazione a vista e tanti elementi del contesto cambiati radicalmente. Un’inflazione persistente negli USA, accompagnata alla resilienza dell’economia indicata da Powell, hanno allontanato in modo consistente l’inizio dei tagli ai tassi negli USA. Cosa che sembrerebbe in grado di costringere BCE a rivedere i suoi piani da gregaria.

Potrebbe dunque non essere più opportuno, almeno secondo le parole di Holzmann, attendere che ci siano delle mosse da parte di Jerome Powell e del FOMC. E con ogni probabilità, sempre secondo quanto è stato affermato da Holzmann, saranno gli accordi salariali a offrire la prima sponda a BCE per intervenire, quando però sarà ormai giugno inoltrato.

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È un cambio di piano principalmente di Washington

A guardare l’intera vicenda da un altro angolo, è in realtà Washington ad aver cambiato i piani. Fino a poche settimane fa se non marzo, era maggio comunque a essere ritenuto il momento più probabile per un cambio di passo di Federal Reserve. Cambio di passo che, se a maggio, avrebbe offerto a BCE la possibilità di intervenire con leggero ritardo rispetto agli omologhi statunitensi, confermando appunto quanto Holzmann aveva anticipato a febbraio.

Il contesto, per quanto in un periodo temporale piuttosto ristretto, è cambiato in modo importante anche a causa di dati sull’inflazione per gennaio e febbraio poco rassicuranti, abbinati però a una certa resilienza dell’economia USA che ha offerto sponda a Powell per continuare un percorso attendista, che però l’Europa non sembrerebbe essere più in grado di permettersi.

Con anche Holzmann che sembrerebbe pronto a iniziare a parlare di tagli, chissà se tornerà in auge l’idea di Fabio Panetta di Bankitalia, che era quella di tagli moderati e però anticipati nel tempo, così da tornare in modo più tranquillo verso il tasso di interesse target. Un’idea che partiva dall’assunto di un’inflazione ormai sconfitta e che sarà destinata a tornare, più o meno velocemente, al target del 2%.

Le dichiarazioni di Holzmann, passata la pausa pasquale, non mancheranno di innescare discussioni accese, tanto ai piani alti della politica monetaria di Bruxelles, quanto tra analisti e operatori di mercato.

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