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Rublo in ripresa contro il dollaro. Limitazioni funzionano
I controlli sui movimenti dei capitali funzionano? Sembrerebbe essere affermativa la risposta di Bloomberg e di altre pubblicazioni a tema finanziario nell’analizzare quanto sta avvenendo al rublo, che è al centro di un recupero importante nei confronti del dollaro. Un recupero che sarebbe, sempre secondo quanto riportano i giornali, quintessenziale alla prossima corsa elettorale di Vladimir Putin e che ha portato il rublo stesso su livelli di cambio che coincidono o quasi con gli obiettivi per il 2024 della banca centrale russa, obiettivi che anche su queste pagine erano apparsi come eccessivamente ambiziosi.
Siamo intorno a quota 90 rubli per 1 dollaro statunitense, cambio che è molto più basso rispetto a quanto toccato dalla valuta di Mosca nel corso delle scorse settimane, complici anche politiche di controllo sulla libera circolazione dei capitali che la stessa banca centrale aveva ritenuto essere un’ultima ratio da evitare a tutti i costi. La storia è andata diversamente: ha prevalso la politica in una mossa che ora, per quanto con lo scetticismo di qualcuno, potrebbe aver offerto una buona sponda alla corsa del dollaro.
Un successo per l’economia russa o per la politica?
Una situazione certamente di difficile lettura, le cui conseguenze dovranno essere valutate anche sul medio e lungo periodo. Tuttavia una storia c’è: il rublo, già forte in apertura di ottobre, completa un percorso di recupero importante nei confronti del Dollaro USA, complici le misure speciali implementate a inizio ottobre. Che misure: restrizioni ulteriori alla libera circolazione dei capitali, misura che era stata avversata dalla banca centrale russa e che invece è stata poi implementata a tutela di un rublo in caduta relativamente libera e che soltanto qualche settimana fa faticava a mantenere i livelli minimi accettabili di cambio contro le valute più forti del pianeta.
La questione però è anche propedeutica ad un bilancio, quello del 2024, che vedrà un maggiore impegno economico per la guerra, con la spesa in armamenti e più in generale il militaria che sarà la voce di spesa più importante per la Russia. Un rublo forte dunque, sostenuto anche a colpi di restrizioni per le aziende esportatrici, è stata mossa ritenuta a livello politico necessaria al sostenimento di una macchina bellica costosa.
Il ministero dell’economia punta a una media contro il dollaro di 90
Le ambizioni del ministero dell’economia e delle finanze di Mosca sono importanti. Si tratta di livelli di prezzo contro il dollaro per il prossimo anno che dovranno viaggiare intorno – e in un range possibilmente molto ristretto – ai 90. Un obiettivo che era ritenuto soltanto qualche settimana fa, a buon diritto, piuttosto ambizioso e che invece ora, almeno a guardare la reazione dei mercati alle misure restrittive del Cremlino sembrerebbe essere alla portata.
Il condizionale è però d’obbligo: con la spesa militare che sarà la voce più importante del prossimo bilancio, e con le ovvie ripercussioni che questo avrà sulla produttività civile della Russia, mantenere un tasso di cambio su questi livelli potrebbe essere più facile a dirsi che a farsi, per quanto ora sul breve periodo si siano ottenuti dei buoni risultati.
Le banche occidentali sembrerebbero però essere d’accordo con questo range: Barclays si è espressa in tal senso pochi giorni fa, così come sembrerebbero aver fatto anche i fondi che operano sul mercato monetario.
Un successo? Non per il 2023, per quanto ci sia stato un recupero. L’anno sarà infatti chiuso, almeno nei confronti del dollaro, con perdite in doppia cifra, e comunque molto più elevate rispetto alle altre valute. Tra le valute delle economie emergenti hanno fatto peggio soltanto Lira Turca e Peso Argentino, segno che qualcosa che non va, dalle parti di Mosca, c’è.