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Russia: continuano difficoltà per chi cerca manodopera
Si intensifica il problema della mancanza di lavoratori per l’economia russa, come è stato testimoniato dagli ultimi dati offerti dal locale istituto per l’economia. La cosa è stata confermata anche dalla governatrice della banca centrale Elvira Nabiullina, che ha confermato che la carenza di manodopera e di impiegati è su livelli storicamente molto alti. L’Accademia Russa per le Scienze – Istituto di Economia – parla di una carenza di almeno 4,8 milioni di lavoratori per il 2023, con il problema che rimarrà su livelli analoghi per il 2024.
A contribuire alla particolare situazione l’impegno bellico che ha coinvolto centinaia di migliaia di russi in età da lavoro, con un outflow dal paese che si è intensificato a fine 2022 con l’ultima mobilitazione. Una situazione dalla quale sarà difficile uscire, con posti di lavoro vacanti che ora toccano il 6,8%, in crescita rispetto al già importante 5,8% del 2022.
Difficoltà per industria e mondo trasporti, ma anche per il commercio
I numeri sono impietosi, e non sono dovuti soltanto alla guerra. A pesare, come ricordato dalle autorità locali, c’è anche una piramide demografica non esattamente ottimale per l’economia russa, problemi che non possono essere risolti né sul breve periodo né tanto meno nel giro di una generazione. I settori più colpiti, almeno secondo il Ministro del Lavoro Anton Kotyakov sono quello industriale e della manifattura, quello delle costruzioni e dei trasporti. Gli effetti si sarebbero già traslati nel tentativo, da parte delle società di questi comparti, di attirare più lavoratori con un aumento importante degli stipendi. Davanti però ad un problema che appare come strutturale, e come una combinazione di fattori demografici e dell’importante sforzo bellico russo in Ucraina e su altri fronti, difficile immaginare che un aumento dei salari trattati sul mercato privato possa risolvere la situazione.
La stessa Tatyana Zakharova, dell’Università Russa dell’Economia, ha confermato la persistenza di questa carenza di manodopera, che tra le altre cose almeno a livello statistico riguarderebbe anche ingegneri, dottori, insegnanti. Situazione che non potrà essere risolta a stretto giro di posta e che potrebbe riproporsi anche per il 2024 almeno con la stessa intensità.
Potrebbe essere inoltre questo il motivo che ha portato la Russia a dichiarare la semi-mobilitazione soltanto nel 2022 e a rimandare a data da destinarsi eventuali impegni aggiuntivi in tal senso. Lo stesso Vladimir Putin ha confermato che non vi è in programma alcuna mobilitazione aggiuntiva, almeno per ora, citando tra le altre cose l’assenza di necessità di una mossa del genere. Questo all’interno di un momento interessante per il mercato delle materie prime russe, con un taglio ulteriore alla produzione, per altri motivi, annunciato la scorsa settimana.
Le guerre costano, in particolare con l’assetto moderno delle demografie
Con piramidi demografiche che non sono più… piramidi, un impegno militare su vasta scala e con il ricorso a un numero importante di soldati sul totale della popolazione, le guerre diventano sempre più costose. Non solo per lo sforzo bellico in quanto tale, che tende ad assorbire una percentuale molto alta di output industriale, ma anche banalmente in termini di manodopera o di risorse umane.
Secondo diversi analisti la cosa potrebbe giocare un ruolo importante nel conflitto in Ucraina, anche se almeno per ora a interessare di più, come effetto diretto di questi dati, sarà l’impatto sulla crescita russa, che può contare su un settore industriale già non entusiasmante e su una rete commerciale che certamente non fa invidia ai paesi occidentali.
Data poi la complessa situazione internazionale, difficile pensare che immigrazione dall’estero possa aiutare a riempire i vuoti nel mercato del lavoro di Mosca, né sul breve né sul medio e lungo periodo.