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Russia: stop a export diesel. Prezzi futures ottobre +5%

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Si complica ulteriormente la già poco tranquilla situazione sul mercato dei carburanti e dei derivati del petrolio. La Russia ha infatti annunciato l’immediata operatività del divieto di esportazione di diesel. Mosca è uno dei player più importanti per questo mercato – e la decisione ha già avuto delle ripercussioni importanti in Europa e negli States, nel contesto di una situazione già problematica per il mercato dei carburanti. Problematiche che rischiano di peggiorare con l’avvicinarsi della stagione invernale, storicamente caratterizzata da consumi più importanti.

La decisione sarebbe stata presa al fine di stabilizzare le riserve interne – e non prevede per il momento nessuna scadenza automatica. Con ogni probabilità, lascia intendere Mosca – si tornerà alla normalità una volta che saranno stabilizzate per l’appunto le riserve interne. Secondo i dati più recenti, la Russia è il primo paese esportatore di diesel via mare al mondo. La decisione dunque coinvolge una parte rilevante di questo mercato.

Brutte notizie per il mercato degli energetici

Il mercato dei lavorati e delle materie prime energetiche continua a essere la fonte di maggiore preoccupazione per le economie mondiali. All’interno di una giornata di scambi che aveva visto una seppur minima flessione del greggio, è arrivata la decisione di Mosca di impedire, per un tempo indefinito, l’export di petrolio. Si tratta di una decisione inaspettata – e che non include, nel decreto che la rende ufficiale – una data di scadenza, aumentando così l’incertezza percepita dai mercati. Si tratterebbe comunque di una decisione con il carattere della temporaneità, per quanto non sia chiara la scadenza prevista.

Senza ombra di dubbio alcuno i mercati avranno difficoltà a rimpiazzare l’importante quantità di diesel sulle piazze internazionali che proviene dalla Russia, per un impatto già significativo sui prezzi. La decisione arriva inoltre in un momento di forte debolezza delle riserve di diesel strategiche detenute dai paesi industrializzati.

Turbolenza sul mercato dei futures

La decisione ha impattato anche i futures sul diesel a più breve scadenza, ovvero quelli in scadenza a ottobre, indicando backwardation poi almeno parzialmente rientrata.

La decisione, comunica Mosca, non riguarda le quantità di diesel che sono state già vendute e non ancora consegnata. Sarà attiva pertanto soltanto su nuove vendite per le quali non sono stati ancora presentati documenti per l’esportazione. La decisione, inoltre, riguarderà tutte le varietà di diesel generalmente vendute dalla Russia.

A essere esclusi dal ban soltanto le quantità di diesel che fanno parte di accordi internazionali siglati dal governo russo e quelle che riguardano aiuti umanitari per i quali la Russia si è impegnata in passato. Tra i pochi paesi a avere accesso dunque al diesel russo ci sono Armenia, Kirghizistan e Kazakistan.

Di che quantità parliamo?

Secondo le stime che riteniamo più accurate la Russia nel corso dell’ultimo anno ha esportato quasi 1 milione di barili al giorno – coprendo una quantità vicina al 3,5% dell’offerta globale per questi prodotti derivati dal petrolio.

Quantità molto importante e che metterà in difficoltà un mercato dei carburanti che non sembra trovare pace e che recentemente ha affrontato decisioni OPEC e problematiche internazionali che ne hanno, mediamente, già innalzato il prezzo.

Uno sguardo ai prezzo

I mercati hanno già reagito con forti rialzi, anche nell’ordine del 5%, fatti registrare già sulle piazze europee, quelle maggiormente preoccupate sull’approvvigionamento di diesel, anche in virtù del taglio alla produzione di greggio da parte dell’Arabia Saudita e della Russia stessa.

I futures in scadenza a ottobre presentano prezzi sensibilmente superiori a quelli in scadenza a novembre, dicembre, gennaio e febbraio. I mercati si attendono pertanto una sorta di ritorno alla normalità una volta che il ban all’export russo sarà rimosso. Questione di tempo, ma la preoccupazione cresce.

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