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Soft landing? Ormai ci credono in pochi. Il sentiment cambia ora per ora

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I mercati sono in stato di sovra-eccitazione. Per capirlo non serve molto: il sentiment cambia alla velocità della luce, trend inarrestabili diventano improvvisamente fiacchi e previsioni ritenute certe vengono rapidamente dismesse a favore dell’ultimo ragionamento in ordine cronologico. A circolare con maggiore insistenza nelle ultime ore e negli ultimi giorni è la lettura che vorrebbe un soft landing per l’economia degli Stati Uniti sempre più difficile, mentre tutti o quasi si erano detti più che possibilisti soltanto fino a un paio di settimane fa.

Non è l’unica lettura a aver fatto inversione a U nel corso delle ultime ore. Le preoccupazioni sulla domanda globale hanno inflitto al greggio perdite di 5$ al barile nel giro di poche ore. E anche le previsioni su eventuali futuri rialzi dei tassi negli USA sono al punto più basso toccato da mesi. Cosa sta succedendo? E come muoversi in un mercato che anche per gli specialisti si è fatto difficile da scrutare?

Cambia di nuovo il sentiment, ma non sarà l’ultima volta

Petrolio giù, bond ancora troppo caldi, mercato del lavoro incerto: il mare è mosso, i marinai non hanno una bussola

Nelle settimane più concitate per i mercati finanziari da molto tempo a questa parte, ognuno sente il bisogno di dire la sua. Continuano a esprimersi, trovando ospitalità sulle principali testate di carattere finanziario CEO, gestori di fondi, amministratori di family office e più in generale operatori che hanno casse da muovere guerra a un paese di medie dimensioni. L’ultima delle preoccupazioni, che è stata esternata anche da Mohamed El-Erian, consulente per Allianz e Gramercy, è che in in realtà il soft landing sia sempre di più un miraggio.

A pesare sulla possibilità che gli USA mantengano livelli di crescita tali da evitare una recessione sono diversi fattori. Il primo è certamente la necessità, ormai più che ventilata dai quadri di Federal Reserve, di mantenere i tassi più in alto più a lungo. La seconda, che poi è conseguenza della prima, è la forza che il dollaro USA sta mostrando di avere sui mercati, anche nei confronti di valute pregiate e gestite da banche centrali ugualmente hawkish.

La terza, ma non meno importante, è costituita dal prezzo del greggio, che ha sfiorato ormai più volte i 100$ al barile, nonostante un calo repentino fatto registrare giovedì 5 ottobre sulle principali piazze internazionali. E per chiudere il quadro, rendimenti sui bond così elevati da rendere qualunque tipo di investimento alternativo molto poco conveniente. Un quadro complessivo che, da manuale macro, lascerebbe davvero poco spazio alle possibilità di un atterraggio morbido.

Sarà complicato come parcheggiare razzi di ritorno. Ma non impossibile

Crollano le speranze anche dei più possibilisti

La questione si fa ulteriormente complessa tracciando le opinioni di coloro i quali si erano detti maggiormente possibilisti per un’uscita dall’impasse senza recessione, come lo stesso Mohamed El-Erian. Sulle colonne di Financial Times si è detto – almeno in passato – tra i più accesi sostenitori di un soft landing, con la sua convinzione che però, dati i fattori di cui sopra, starebbe finalmente vacillando.

Per quanto le performance delle azioni nel corso delle ultime sedute sembrerebbero confermare questa tesi, si ritiene da TradingOnline.com che ci sia ancora spazio a stretto giro di posta per un ulteriore cambio di sentiment e opinioni tra gli operatori. I mercati sono reattivi al cambiamento delle condizioni, così’ come lo sarà Federal Reserve. Di conseguenza i mercati stanno prezzando un 2023 che non vedrà ulteriori rialzi dei tassi nel 2023, condizione che contribuirebbe a alleggerire una situazione che si fa ogni giorno più pesante. Per quanto sarà certamente da sognatori immaginare un soft landing, il mare è ancora troppo mosso per capire quanto lontana sia la terraferma. E anche chi ha cambiato repentinamente opinione, avrà spazio per ricredersi, ancora una volta.

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