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Sterlina pronta al crollo? Outlook negativo da banche e analisti

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Torna a crescere il sentiment negativo sulla sterlina, per quanto sia forse esagerato ritenere che si possa riproporre una crisi come quella della recente era Truss. La valuta di Londra ha vissuto una settimana da incubo successivamente alle decisioni di Bank of England che i mercati hanno ritenuto eccessivamente dovish – e accomodanti in termini di politica economica nonostante l’inflazione sia lungi dall’essere sconfitta. Una situazione da manuale di economia politica, che potrebbe però nascondere, almeno secondo qualche contrarian, occasioni per chi opera nel mondo del Forex.

Il quadro generale per il mercato valutario si sta delineando da settimane: piena fiducia dei mercati nel dollaro USA – complice anche un atteggiamento hawkish da parte di Federal Reserve – e atteggiamento di forte scetticismo verso il resto delle valute, anche quando pregiate come sterlina e euro. Tuttavia, i mercati ci hanno insegnato che è proprio quando il sentiment diventa allineato al 100% che possono presentarsi delle sorprese, e anche delle occasioni per chi investe.

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Lasciando per un attimo da parte lo yuan e lo yen, con le valute asiatiche che sono le peggiori performer del 2023, possiamo volgere lo sguardo a Londra, cercando di valutare quali siano le condizioni effettive di GBP nei confronti delle altre valute rilevanti sullo scenario internazionale. C’è chi tuona tanto sul breve quanto sul medio periodo – facendo intendere che potrebbe esserci nel futuro della divisa nazionale britannica una seconda fase Liz Truss, ovvero un ritorno verso i minimi fatti registrare nel settembre 2022, con GBP che veniva scambiato a un misero 1,05 contro USD.

Atteggiamento forse eccessivamente bearish anche per la valuta di una banca centrale che sembra faticare tanto a contenere l’inflazione, quanto a implementare una politica monetaria sufficientemente restrittiva, complice una situazione economica e finanziaria non delle più brillanti. La prima scommessa di mercati e analisti è che Washington rimarrà su tassi più alti, più a lungo, anche nei confronti di Londra, con i differenziali tra i tassi che non potranno che giocare a sfavore di GBP. Ipotesi di scuola – che al momento sembrerebbe essere difficile, se non impossibile da smentire.

In tanti abbandonano la nave

Le recenti evoluzioni in termini di tenuta economica e di politica monetaria di Londra sembrerebbero aver fatto cambiare idea anche ai permabull che avevano indicato chiare posizioni long su GBP a partire dai minimi toccati durante l’era Truss. Tra questi Dominic Bunning di HSBC, che ritiene la rincorsa di GBP fatta registrare dallo scorso settembre ormai esaurita – e che vede 1,18 contro USD in target probabile per i prossimi 9 mesi. Un calo importante rispetto al cambio attuale che rimane saldamente sopra 1,20.

Se questa dovesse rimanere la situazione, anche Cole di RBC, che ritiene che i dati economici indicheranno ulteriore debolezza per l’economia del Regno Unito e di conseguenza debolezza anche per la divisa di riferimento, indica movimenti bearish. Della stessa opinione sono oggi anche BoA e BNP Paribas – che hanno avvisato gestori e investitori della possibilità di contrazioni ancora più importanti per il valore di GBP sui mercati internazionali.

Spazio per i contrarian?

C’è certamente spazio anche per uno sparuto gruppo di contrarian che invece ritengono che il sentiment eccessivamente negativo da parte di tutti o quasi i maggiori operatori di mercato presenti invece un’opportunità in senso inverso.

Questa ipotesi potrebbe essere interessante da valutare in particolare se dovessero verificarsi due condizioni, legate tra loro: un’economia USA meno forte di quello che ci si aspetta oggi e la conseguente necessità di politiche monetarie maggiormente lassiste anche a Washington. È una possibilità concreta? Per il momento i mercati non ne sono sicuri. Sul fatto che sia possibile però, i dubbi sono pochi.

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