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Al via il pivot mondiale. Tassi presto giù in tutto il mondo

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Cade anche l’ultima roccaforte dei tassi alti a lungo. Venerdì Jerome Powell ha confermato che i tempi sono maturi, avviando così un processo di riduzione dei tassi di interesse che coinvolgerà con ogni probabilità tutte le principali banche centrali del globo, almeno nei luoghi dove non si è già iniziato. È il pivot che tutti aspettavano e che segna l’uscita, almeno nelle intenzioni delle banche centrali principali, dalla fase inflazionistica post-COVID.

Sarà un processo che coinvolgerà tutti i principali istituti e che con ogni probabilità andrà ad impattare anche nelle decisioni degli indecisi, compresa quella Banca Centrale Europea dove le discussioni sono ai massimi livelli sul continuare con il percorso dei tagli oppure se attendere nuovi dati macro che confermino due fattori: il primo è quello appunto del ritorno dell’inflazione verso livelli più vicini al target del 2%, il secondo invece quello della necessità per l’economia di avere accesso a liquidità a costi più bassi.

Tutti tranne Tokyo: come cambia il quadro per forex, economia, borse

Delle grandi banche centrali mondiali saranno tutte, tranne Tokyo, a procedere in questo senso. Il Giappone vive una situazione molto particolare, di necessità di ritorno ad un altro tipo di normalità, dopo più di un decennio di politiche monetarie non ortodosse e di controllo della curva dei rendimenti. Per tutti gli altri paesi invece, sarà un ritorno verso tassi di interesse più bassi, per un global pivot che dovrebbe accompagnarci – a meno di sorprese – verso un ritorno, lento, alla normalità.

Rimangono però per i mercati tante incognite, a partire dalla velocità, dall’intensità di questo ritorno alla normalità da parte delle principali banche centrali in termini di tassi. Sarà una velocità ancora una volta dettata dalle condizioni effettive dell’economia, come indicato ieri tra i denti anche da Jerome Powell. Un Jerome powell che ha ricordato che Federal Reserve, come conseguenza delle politiche monetarie fortemente restrittive dell’ultimo anno, ha in realtà un grande spazio di manovra per reagire a qualunque tipo di evenienza.

Ora a preoccupare è però il lag

Ora a preoccupare però i mercati è il lag, ovvero il ritardo con il quale certe decisioni di politica monetaria, tassi inclusi, si trasmettono all’economia. Ci sono voluti mesi prima di vedere gli effetti delle politiche monetarie restrittive e potrebbero volercene altrettanti per vedere gli effetti dei tagli ai tassi.

Una condizione che si era già discussa durante diverse delle conferenze stampa post FOMC. Una condizione che Jerome Powell conosce e che probabilmente lo ha spinto a segnalare già ai mercati i prossimi tagli.

Rimane poi l’altra incognita: come partiranno gli Stati Uniti? 25 punti base o 50 punti base? Serviranno altri dati per decidere, per quanto per ora la prima opzione sembri essere la più probabile, con la seconda che è sostenuta soltanto da chi ritiene che l’economia sia sul ciglio del baratro senza che tutti se ne siano già accorti.

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