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Philip Lane gela l’area euro: lontani da obiettivi inflazione, tassi alti a lungo

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Il percorso verso ulteriori tagli nell’area euro potrebbe essere più accidentato di quanto previsto. Mentre in settimana si era aperto alla possibilità di seguire Federal Reserve, in procinto di pivot a settembre, arriva Philip Lane a contestare un percorso troppo affrettato verso ulteriori riduzioni dei tassi di interesse di riferimento. Un Philip Lane che oltre ad essere piuttosto influente nel consesso che governa le politiche monetarie europee, è anche tra i più moderati – esattamente al centro tra il team dei più dovish e quello invece dei falchi più spregiudicati.

Non sarà forse higher for longer, ma potrebbe essere high for long, ovvero tassi alti ancora a lungo, perché afferma Lane che non vi è alcuna certezza del ritorno in tempi più o meno brevi verso il 2% di inflazione. Un ritorno che sembrava accelerare e che ora viene messo di nuovo in discussione, in quella che è l’ennesima apparizione pubblica shock (almeno per i contenuti) del capo economista di BCE.

Ancora incertezza in Europa

Nessuno vuole prendersi la briga di anticipare eventuali tagli ai tassi di interesse in Europa. E non vuole farlo neanche Philip Lane, che in settimana è intervenuto per ricordare quanto i mercati stanno cercando di ignorare, anche a causa dello stato di agitazione dovuto all’apertura ai tagli – chiaro e cristallino – negli USA.

Il ritorno al target del 2%, dice Lane, non è ancora sicuro. E ci sarà bisogno di rimanere in territorio restrittivo in termini di politica monetaria per tutto il tempo necessario. Parole che in realtà vengono ripetute da tempo ma che difficilmente gli analisti avrebbero immaginato dover ascoltare anche nell’agosto 2024, mese che è stato pervaso da un certo entusiasmo per l’avvio di quello che in tanti considerano essere una sorta di pivot globale, avviato dagli Stati Uniti.

È la vera sorpresa che è venuta fuori da Jackson Hole, sorpresa superiore rispetto all’apertura chiara di Jerome Powell ai tagli negli USA, spinti da dati sul lavoro che aumentano le preoccupazioni per una recessione in arrivo.

Lane l’ago della bilancia?

Philip Lane è da tempo considerato dagli analisti come una sorta dia go della bilancia di una BCE che – rispetto alle altre banche centrali – è considerata come storicamente più litigiosa. Una litigiosità che è dovuta anche alla particolare composizione del gruppo che ha diritto di voto sulle politiche monetarie, con i singoli che devono anche rispondere alle diverse esigenze, anche politiche, degli stati di cui sono espressione.

Una situazione complicata che verrà risolta anche questa volta però dai numeri. Da quelli sul prodotto interno lordo a quelli sul lavoro, passando anche dai più preoccupanti, ovvero quelli sull’andamento dell’inflazione.

Saranno ancora giorni e settimane di passione, con i rapidi cambi di fronte che avranno un impatto diretto anche sul mercato del Forex. L’euro ha chiuso la settimana brillantemente sopra quota 1,1180 contro il dollaro USA, segno che sia le parole di Jerome Powell, sia quelle invece di Philip Lane. Parole che in avvicinamento alla resa dei conti sul tema inflazione pesano come non mai.

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