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Tassi invariati in Europa | I mercati però non credono a Christine Lagarde
Christine Lagarde conferma quanto aveva già accennato a Davos e quanto è ormai la nuova linea pubblica di BCE. Per i tagli ai tassi di interesse, dato che la lotta contro l’inflazione è lungi dall’essere terminata, se ne parlerà a metà anno. La governatrice della Banca Centrale Europea conferma, nella rituale conferenza stampa dopo la decisione sui tassi di BCE, che quella è la linea che informerà i futuri comportamenti di BCE. Tutto questo dopo che i tassi sono rimasti, come prevedibile, invariati.
I mercati però non sembrano aver creduto granché alle parole di Christine Lagarde, almeno per quanto concerne le prossime mosse sui tassi di interesse. Il dollaro è in recupero sull’euro, nonostante appunto la governatrice abbia ripetuto più volte che sarà necessario avvicinarsi di più al target del 2% prima di poter prendere in considerazione tagli ai tassi di interesse. Una posizione che non avrà stupito nessuno ma che, evidentemente, non ha convinto ancora i mercati.
I mercati contro BCE
È questo il sunto di quanto accaduto nelle ultime ore. Mentre Lagarde cercava di tenere dritta la barra, i mercati hanno alzato le puntate sulla possibilità di tagli ai tassi di interesse già in aprile, data che potrebbe essere concomitante o quasi con una decisione in tal senso anche da parte degli Stati Uniti, per quanto i dati che sono arrivati dal PIL sono in realtà molto migliori delle aspettative. E potrebbero offrire una sponda ai falchi che ritengono che si possa rimanere in territorio così restrittivo.
Una situazione dunque complessa: da un lato l’ammissione di una certa stagnazione da parte dell’economia europea, cosa che offre una sponda importante alle colombe in BCE, dall’altro una dimostrazione di forza importante da parte dell’economia USA, che potrebbe pertanto allungare i tempi di un taglio ai tassi.
In una situazione di questo tipo, l’effetto annuncio si azzera e sono in pochi, tra coloro i quali investono poi denaro, a prendere per buone e per convincenti le parole di una governatrice della Banca Centrale Europea che sta affrontando uno dei periodi più complessi della storia dell’istituto.
Tutto questo mentre per Lagarde è stata una settimana letteralmente da incubo, con l’arrivo di un questionario interno che ne certifica l’impopolarità tra i dipendenti BCE, questione forse di poco conto, ma che si aggiunge ad un periodo di stress importante per la banca, anche in termini ideali.
Ritorno al 2% nel 2025. Intanto altrove…
BCE continua a considerare come più probabile un ritorno in territorio del 2% per l’inflazione soltanto nel 2025. Proiezioni che appunto sosterrebbero la necessità da parte di BCE di continuare a rimanere in territorio fortemente restrittivo. Questo a patto che non si rompa qualcosa nell’economia, parafrasando i termini più di frequente utilizzati dagli analisti. Una situazione che richiederà un certo equilibrio, che i mercati appunto hanno fissato in tagli già a aprile e BCE invece in tagli intorno alla metà dell’anno.
Nel frattempo ci sono state anche decisioni da parte di altre banche centrali. La banca centrale della Turchia ha portato i tassi dal 42,5% al 45%, in linea con le previsioni. Si dovrebbe trattare per Ankara dell’ultimo rialzo, del picco di un ciclo di politiche monetarie enormemente restrittive, che sono in vigore per far fronte ad un’inflazione che ha sfiorato anche la tripla cifra.