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Parla Thomas Barkin di Fed: economia forte, ma dubbi su lavoro
Thomas Barkin, che è a capo della Federal Reserve Bank di Richmond, sembrerebbe essere di un avviso assai diverso rispetto a quello dei mercati. Mercati della settimana che va a concludersi hanno punito in modo importante il grosso dei titoli azionari e tutti i principali indici di borsa. Secondo Barkin infatti lo stato di salute dell’economia degli Stati Uniti sarebbe più che buono, per quella che in realtà è un’opinione che anche i mercati condividevano senza alcun tipo di dubbio fino a un paio di settimane fa. E che però è diventata il contrario di quanto i mercati hanno dimostrato di credere nel corso dell’ultima settimana.
Una settimana che è stata tra le peggiori da molto tempo a questa parte e che sembrerebbe comunicare una certa preoccupazione sulla possibilità che negli Stati Uniti si arrivi effettivamente al soft landing. Per Barkin ci sono invece dubbi sulla tenuta del mercato del lavoro, complici i dati arrivati venerdì e che segnalano un’importante aumento della disoccupazione, che si è attestata al 4,3%.
Soft landing, hard landing: parla Thomas Barkin
Da Federal Reserve il morale rimane alto, nonostante i mercati abbiano espresso opinioni radicalmente opposte a quelle portate da Jerome Powell nella conferenza stampa a margine del FOMC. A parlare questa volta è Thomas Barkin, di Federal Reserve di Richmond, che si è espresso con toni relativamente positivi riguardo l’andamento dell’economia USA. Economia USA che sarebbe in buona forma – cosa che tra le altre cose sarebbe testimoniata dagli (ottimi) ultimi dati del PIL, che è cresciuto al 2,8% secondo le ultime rilevazioni. E l’opinione di Thomas Barkin è forse più importante di quella di Jerome Powell, perché arriva dopo una risposta, sonoramente ribassista, da parte delle borse USA (e anche da parte di quelle europee).
Thomas Barkin concentra la sua analisi – come d’altronde hanno sempre fatto anche gli altri presidenti delle sedi locali di Federal Reserve e anche Jerome Powell – sul mercato del lavoro. Un mercato del lavoro che è stato frothy, nelle parole di Barkin che poi riprendono, ancora una volta, quelle di Powell. Un mercato del lavoro “schiumoso”, nel senso che ha dimostrato una certa forza e resilienza, che poi si è trasformata anche in pressione inflativa.
La vera domanda, chiede Barkin, riguarda la natura di questo calo immortalato dagli ultimi dati sul lavoro. Si tratta di un rallentamento, di un ritorno alla normalità, del ritorno alla normalità che aspettava Fed con grande ansia, oppure si tratta di un indebolimento?
È il mercato del lavoro a fare più paura
Ed è anche una conseguenza della narrativa che ha dominato le uscite pubbliche di Federal Reserve nel corso degli ultimi mesi. Era il mercato del lavoro a dominare la scena, a dimostrare che l’economia era ancora forte e resiliente e che si sarebbe potuto andare ancora avanti su tassi che sono parte di una politica monetaria restrittiva importante.
Ora che i dati del mercato del lavoro sono andati a picco, è più che naturale che i mercati rispondano in modo violento, dopo che la diga saltata con i dati di venerdì era stata per mesi ritenuta la barriera che avrebbe limitato i danni e accompagnato l’economia verso il soft landing.