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TikTok fa causa al governo USA: l’azienda lotta contro la vendita forzata voluta dal governo

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È arrivata la contromossa che tutti si aspettavano: ByteDance, la società proprietaria di TikTok, ha deciso di fare causa al governo degli Stati Uniti. Le due parti sono in lotta da mesi, anzi da anni. Prima l’amministrazione Trump aveva provato a forzare la vendita della società, scontrandosi contro l’opposizione dei tribunali statunitensi che in quell’occasione avevano accettato il ricorso di ByteDance; ora l’amministrazione è quella guidata da Joe Biden, ma il discorso non cambia. Appena una settimana fa, una maggioranza schiacciante della Camera dei Deputati del parlamento statunitense ha votato a favore di una risoluzione che mette ByteDance di fronte a un bivio: il divieto totale di operare negli Stati Uniti o l’obbligo di vendere a una società americana.

All’azienda cinese sono stati dati nove mesi per prendere una decisione, estendibili di altri 3 mesi nel caso in cui il governo americano lo approvi. Il CEO di TikTok è stato molto vocale nel dire che la società non avrebbe accettato passivamente questa decisione e i creator americani hanno protestato davanti alla Casa Bianca contro questa risoluzione. Ancora una volta, la base su cui poggia l’accusa statunitense è quella della sicurezza nazionale: il governo è preoccupato dalla possibilità che dati sensibili dei cittadini americani stiano venendo conservati in Cina, dove le ingerenze tra il governo e le società private hanno limiti ben diversi da quelli occidentali.

Violazione del 1° emendamento

Secondo le accuse mosse dai legali di TikTok, la decisione del parlamento americano sarebbe una violazione del primo emendamento della Costituzione. Si tratta del principio che garantisce libertà di espressione ai cittadini statunitensi, uno dei valori chiave su cui si fondano gli Stati Uniti. Secondo il fascicolo che l’accusa ha presentato al tribunale di Washington DC, la forzatura di una vendita è una “violazione senza precedenti” di questa libertà costituzionale. Fino a questo momento non è mai successo che gli Stati Uniti passassero una legge che forza una specifica azienda, specialmente legata alla libertà di espressione delle persone, a operare secondo i dettami del governo.

L’accusa ritiene anche che la sicurezza nazionale non possa essere considerata una valida motivazione per vietare gli oltre 100 milioni di americani su TikTok a partecipare a una community globale che li mette in contatto con più di 1 miliardo di utenti nel mondo. Il Ministero della Giustizia non ha risposto alle richieste di commenti che sono arrivate dalla stampa, mentre un portavoce della Casa Bianca ha difeso le ragioni della nuova legge. Le forze politiche sembrano essere convinte che questa volta riusciranno a convincere ByteDance a vendere a un compratore americano.

Il processo può richiedere anni prima di arrivare a un verdetto, e nel frattempo ByteDance non sarà forzata a vendere

ByteDance guadagna tempo

Secondo gli analisti, ByteDance potrebbe perdere la nuova causa intentata contro il governo americano. C’è però almeno una cosa che la società ha quasi sicuramente guadagnato con questa sua nuova decisione: tempo. La causa verrà visionata in primo grado e poi molto probabilmente portata in Appello da qualunque delle parti dovesse perdere il primo appuntamento in tribunale, con i tempi della giustizia americana che non sono affatto veloci nel determinare il risultato di questo tipo di processi. Potrebbero volerci anni prima che la causa giunga a una decisione finale, durante i quali è possibile che i rapporti tra Cina e Stati Uniti migliorino e portino a un accordo più amichevole tra le parti.

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