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Tokyo lascia i tassi invariati. USD/JPY mai così in alto da 34 anni. I mercati non credono più in intervento
Nuovo record negativo per lo yen giapponese, mai così in basso da quasi 35 anni a questa parte, dopo che Bank of Japan ha annunciato di aver lasciato i tassi di interesse di riferimento nel paese invariati. Continua così la pessima performance e il pessimo trend dello yen, che si trova ad affrontare un momento di crisi aperta, con le performance di JPY che sono le peggiori del gruppo delle più importanti 10 valute al mondo. Da inizio 2024 infatti lo yen ha già perso quasi il 10% del suo valore nei confronti del dollaro.
Dollaro che nonostante i brutti dati sull’economia USA continua a mostrarsi in uno straordinario stato di forma. Stato appunto straordinario che è dettato alla possibilità che il pivot continui a allontanarsi, almeno fino a quando la situazione sul fronte inflazione non sarà tornata pienamente alla normalità. Nel frattempo i mercati continuano ad aspettarsi un intervento a tutela del valore dello yen. Intervento però che per ora è completamente mancato, nonostante le diverse, ripetute e svariate minacce che sono arrivate da Tokyo sin da diverse settimane fa. Minacce però alle quali credono in sempre meno, in particolare tra gli operatori di mercato.
Tassi invariati a Tokyo: USDJPY sopra i 156
Kazuo Ueda aveva già avvisato i mercati pochi giorni fa, affermando che le decisioni sui tassi non sarebbero state condizionate dall’andamento dello yen di breve periodo. Andamento che le massime autorità monetarie del Giappone ritengono imputabile in parte importante a movimenti di carattere speculativo, che Bank of Japan ha cercato di contenere con una serie di annunci ai quali però poi non è seguito granché. Tornando ai tassi però, la decisione di poche ore fa di Bank of Japan è stata la non-decisione che tutti si aspettavano, con i tassi che rimarranno invariati ancora per un po’.
E pur avendo tutti più o meno posizionati correttamente sulla decisione del gruppo guidato da Kazuo Ueda, i mercati hanno comunque reagito shortando JPY e portando il cambio contro il dollaro sopra i 156, quella che era stata ritenuta, a questo punto ancora una volta sbagliando, la soglia di non ritorno per un intervento di BoJ che però non è arrivato neanche questa volta.
Tornando ai tassi: la situazione comanda grande prudenza per Bank of Japan, costretta come in realtà diverse banche centrali del mondo a cercare di trovare un equilibrio tra due fuochi non sempre facili da tenere in equilibrio. Da un lato le necessità di stimolo di una crescita che nel 2024 si preannuncia come tutto fuorché entusiasmante. Dall’altro il contenimento dell’inflazione e la tenuta dello yen, per quanto quest’ultima non dovrebbe condizionare almeno sul breve la politica monetaria di Tokyo, secondo i diktat di Kazuo Ueda.
Si teme volatilità il prossimo mese, anche sulla scorta dei dati che arriveranno da Washington
La prossima settimana in Giappone i mercati saranno chiusi sia lunedì sia venerdì, impattando così negativamente sui volumi di trading attesi. E con meno liquidità a fare da cuscinetto, il rischio è quello di trovarsi a sperimentare una maggiore volatilità che potrebbe essere innescata anche dalle decisioni che arriveranno da Washington.
Per il FOMC nessuno si aspetta grosse novità, dato che anche Federal Reserve deciderà di lasciare i tassi invariati e di rimandare le decisioni importanti a giugno. Le aspettative per un allentamento delle politiche monetarie restrittive sono però ai minimi di sempre, cosa che contribuisce allo stato di forza straordinaria del dollaro. Uno stato di forza straordinaria problematico sia per Tokyo, sia per diverse altre economie dell’area del Pacifico, e anche per Pechino e potenzialmente per Francoforte. Di fondamentali per un inversione però continuano a mancarne.