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Turchia, bond volano dopo le parole del Ministro Simsek
La settimana si apre con un andamento positivo per i bond governativi turchi, con la giornata di lunedì che segna il quinto giorno consecutivo di questo trend rialzista. Alla base di questa ritrovata fiducia da parte degli investitori ci sarebbero le parole del nuovo Ministro delle Finanze, Mehmet Şimşek. Şimşek aveva già servito come Primo Ministro ad interim e come Ministro delle Finanze tra il 2009 e il 2018, raccogliendo il favore della popolazione e la fiducia degli investitori internazionali. Una fiducia che, con il tasso di inflazione estremamente alto registrato in Turchia negli ultimi anni, è più preziosa che mai.
Oltre al nome scelto per l’incarico, a trainare i rialzi sono anche le parole pronunciate da Şimşek dopo la nomina. Ha sottolineato in conferenza stampa che la Turchia non ha altre soluzioni che tornare a una visione più classica dell’economia e della politica monetaria. Sarà difficile però capire come questo possa sposarsi con le intenzioni di Erdogan, che invece ha promosso a gran voce la necessità di mantenere i tassi di interesse ben al di sotto di dove dovrebbero essere per contenere l’inflazione. Le due visioni sembrano diametralmente opposte, ma è difficile pensare che non sia stata cercata un’intesa tra i due prima che Erdogan scegliesse Şimşek per questo incarico.
Volano i bond, cala il rischio default
I bond turchi denominati in dollari hanno ora guadagnato terreno per cinque sessioni di Borsa consecutive, abbassando il costo delle fonti di finanziamento per il governo turco. Nel frattempo, secondo i dati di Standard & Poor’s, il rendimento dei credit default swaps è calato a 541 punti base. Questo rendimento mostra il prezzo necessario da pagare per poter stipulare un’assicurazione contro il caso di default pubblico in Turchia. Questo anche grazie alla dichiarazione del nuovo ministro, che si dichiara intenzionato a fare della pressione sui prezzi una assoluta priorità del governo appena formato. Attualmente l’inflazione è in calo rispetto al picco del 85.5% toccato a ottobre, ma rimane molto alta.
Come target per il tasso di inflazione, Şimşek ha indicato il desiderio di voler ritornare sotto al 10%. Ha indicato questo come obiettivo di medio termine, lasciando pensare che non si andrà incontro a un’immediata serie di misure per contenere l’inflazione ma che si opterà piuttosto per un cambiamento più graduale della politica economica. I mercati hanno comunque apprezzato queste dichiarazioni, che sembrano andare nella direzione di tassi di interesse più alti in futuro e nuove politiche per sostenere il valore della lira turca nei cambi con le altre monete principali.
Lira ancora in difficoltà sui mercati internazionali
Malgrado questo segnale di incoraggiamento che proviene dalla nomina del nuovo Ministro delle Finanze, c’è ancora molto scetticismo per quanto riguarda la politica economica turca nel corso dei prossimi anni. Erdogan è stato un forte sostenitore della sua politica monetaria fatta di tassi di interesse ben al di sotto dell’inflazione, causando così ulteriore inflazione nell’economia. Questo è un meccanismo delicato che può rompersi facilmente quando la banca centrale si trova a stampare una grande quantità di valuta, diminuendone il valore ancora e ancora.
I mercati sembravano aspettarsi una vittoria dell’opposizione in questa tornata elettorale, proprio perché i partiti di opposizione si erano presentati alle elezioni con un programma diametralmente opposto di politica monetaria. Per questo la lira, dopo la vittoria di Erdogan, ha ripreso il suo trend ribassista di lungo termine. Malgrado la nomina di Şimşek, continuano a esserci seri dubbi sulle decisioni che verranno praticate dal nuovo governo. Un governo che, per via delle riforme passate dallo stesso Erdogan nel 2015, ha un forte potere di influenza sulle decisioni sulle politiche della banca centrale.