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Turchia: boom di investimenti stranieri. La cura funziona

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Per quanto siamo ancora lontani dai fasti del primo boom dell’era Erdogan, per la Turchia il 2023 sarà il primo anno di ritorno in positivo per gli investimenti stranieri. La questione riguarda in parte ridotta i bond e in maniera principale invece il mercato azionario di Istanbul. È segno che il nuovo corso, quello che su queste pagine abbiamo definito come cura da cavallo pur nella speranza che non uccida il paziente, piace ai mercati. Una cura che, se sortirà gli effetti sperati, dovrebbe riportare la Turchia all’interno dell’alveo della normalità in termini di politica monetaria e, chissà, anche economica.

Aumentano gli investimenti nonostante il forte aumento dei tassi implementato nel corso delle ultime riunioni della banca centrale, aumenti che avranno certamente degli effetti compressivi sulla crescita economica e che complicheranno una situazione, per i privati, certamente non idilliaca. Sta di fatto che si tornerà in positivo sulla quantità di investimenti stranieri per la prima volta da sei anni a questa parte.

BIST uno degli indici migliori dell’anno

La ricetta che piace ai mercati

La ricetta che piace ai mercati è chiara: l’arrivo di Simsek al dicastero più importante del paese in questa fase è stato il segnale che in molti aspettavano per anche soltanto immaginare un ritorno alla normalità di un’economia che è stata letteralmente falcidiata da un lato da politiche monetarie poco ortodosse, dall’altro invece dalla fuga di capitali degli ultimi anni. Fuga dei capitali che per il 2023 si invertirà per la prima volta da 6 anni a questa parte. Dall’arrivo di Simsek la borsa di Istanbul, parliamo dello scorso maggio, ha guadagnato il 18% se dovessimo tenere conto della performance da valutare in dollari USA e non in valuta locale. Per quanto riguarda la valuta locale, siamo ad un ben più incredibile +71%.

Questo nonostante la previsione che per l’appunto ci sarebbe stata una spinta verso tassi di interesse fissati dalla banca centrale su livelli molto più alti. Aspettativa che è stata pienamente rispettata, con la Banca Centrale Turca che potrebbe avere ancora qualche colpo in canna prima di dichiarare il ciclo di rialzi terminato.

Nel complesso sono stati acquistati da capitali stranieri, sempre dalle elezioni in poi, oltre 2,7 miliardi di dollari di azioni, una quantità importante per un paese con una borsa che non è certamente il top della liquidità e che, lo ripetiamo, da sei anni faceva registrare un flusso di investimenti stranieri negativo.

Sembrano oggi lontanissimi i momenti in cui all’economia finì un membro della famiglia di Erdogan, nello specifico il genero Albayrak, in quello che fu per l’economia e la politica turca il momento di maggiore instabilità, i cui effetti sono perdurati fino almeno a oggi.

Da valutare impatto rialzo tassi su economia turca

Cosa aspettarsi all’inflazione?

Nessun miracolo. Ci vorranno mesi, se non anni prima di tornare, ammesso che gli atteggiamenti e le decisioni ortodosse continuino a dominare la scena, a tassi di inflazione accettabili. Nulla però che i mercati non hanno già scontato: nell’ultimo mese c’è stato un colpo di coda dei rialzi dei prezzi, che testimoniano come in realtà sia molto, molto difficile rimettersi in carreggiata dopo un periodo super-inflativo come quello vissuto da Ankara.

Ora però il vento starebbe cambiando: la chiave per la ripresa turca era proprio nella capacità, messa in dubbio fino a metà 2023, di poter tornare a attirare capitali stranieri, fondamentali per ogni economia e in particolare per le economie cosiddette emergenti.

Staremo a vedere se il trend positivo potrà continuare anche nel 2024, anno che sarà quello fondamentale per capire se, come e quando la Turchia potrà tornare a ruggire sui mercati. Per ora i segnali sono tutti o quasi positivi. L’unica incertezza rimane quella degli effetti di tassi così alti sull’economia.

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