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Turchia: tassi ancora su, Lira rimane stabile
È il settimo hike, il settimo rialzo consecutivo per i tassi di riferimento in Turchia. La Banca Centrale turca ha infatti annunciato un ulteriore aumento degli stessi, del 2,50% o di 250 punti base se preferite, aumento che avvicina alla fine del ciclo e che impone ai mercati un 42,50% con il quale fare i conti. Tassi che in Europa sono incomprensibili e inimmaginabili, che però sono parte della cura da cavallo che il ritorno all’ortodossia monetaria sta imponendo a Ankara e ai suoi cittadini.
C’è stato un netto rallentamento rispetto ai rialzi precedenti, segno che ci si sta avvicinando al massimo che i tassi faranno registrare durante questo ciclo. Il comitato monetario della Turchia ha aggiunto, a margine della comunicazione dei rialzi, che il ciclo restrittivo durerà fino a quando sarà necessario, lasciando intendere che non durerà un minuto di più. Non potrebbe essere altrimenti: il prezzo da pagare sarà alto ma al tempo stesso necessario.
Continua la cura Erkan: tassi ancora su in Turchia
Come prevedibile, Ankara ha dichiarato un ulteriore rialzo dei tassi di riferimento, che passano dal 40% al 42,5%. È parte dell’impegno del nuovo corso della presidenza Erdogan, avviato successivamente alla sua rielezione lo scorso maggio. Un percorso fatto di ortodossia monetaria, che ora deve raccogliere i cocci di anni di politiche monetarie lassiste che avevano lasciato il paese con una delle inflazioni più alte al mondo.
Il cambio di passo di Ankara era risultato evidente già dalla nomina a capo della banca centrale di Hafize Gaye Erkan e al dicastero dell’economia di Mehmet Şimşek, entrambi parte di un ritorno all’ortodossia che è poi il quid di questo ciclo di politiche monetarie fortemente restrittive.
Le principali banche d’affari si aspettano ora un picco dei tassi al 45%, che dovrebbe essere raggiunto già nella prossima riunione di gennaio. Dal picco le principali banche d’affari si aspettano tagli per circa 9 punti percentuali nel corso del 2024, per quanto sia prematuro per ora trarre delle conclusioni sul ciclo turco.
Quasi nessuna reazione dai mercati
Dai mercati intanto non arrivano reazioni di alcun tipo. La lira turca è in trend leggermente negativo dalla scorsa settimana e la decisione di oggi non ha contribuito a invertirlo, essendo ampiamente anticipato. A pesare per le prossime settimane saranno con ogni probabilità i dati che arriveranno tanto dall’economia turca quanto da quella americana e da quella europea.
Nel frattempo la nuova governatrice lancia appelli, destinati ai capitali stranieri, indicando nel paese una grande possibilità di investimento dato anche il ritorno ad una parvenza di normalità. Capitali stranieri che saranno cruciali nel ritorno della Turchia agli anni d’oro della prima fase di Erdogan, in senso economico.
Non è chiaro per il momento se il progetto, ambizioso e difficile, potrà essere portato a termine secondo la tabella di marcia indicata dal duo che governa oggi economia e banca centrale in Turchia.
Politica e inflazione
Permangono dubbi sulla capacità di ritorno dell’economia turca a tassi di inflazione più tollerabili, anche per conflitti indiretti con la politica. Per inizio anno è previsto infatti un aumento del salario minimo che sarà in aperto contrasto con il percorso indicato da Erkan. Mossa politica necessaria, che però potrebbe comandare rialzi ancora più importanti dei tassi di interesse.
La coperta è d’altronde – e senza alcun tipo di dubbio – troppo corta e sarà impossibile accontentare tutti. Ad avviso di chi vi scrive, a fare la differenza sarà principalmente l’ago della bilancia dei capitali stranieri, con lo stesso Erdogan che sta cercando sponde ovunque ne possa trovare, mentre nell’area si giocano partite difficilissime anche sul fronte geopolitico.