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UBS: 3.000 licenziamenti per Credit Suisse, tagli alle spese

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UBS ha rivelato il suo piano per Credit Suisse, dopo aver acquisito il suo ex-più grande competitor in seguito al crash bancario di inizio anno. In questi mesi erano rimasti dei dubbi riguardo ai piani per il futuro, con UBS che è riuscita ad assicurarsi un’acquisizione a una valutazione molto contenuta e ha messo le basi per aumentare la propria influenza in tutta Europa. Oggi arrivano i primi dettagli, che prevedono un piano per tagliare $10 miliardi di costi presso Credit Suisse. Il primo passo sarà una maxi-ondata di licenziamenti, che vedrà 3.000 dipendenti dell’istituto di credito acquisito perdere il proprio lavoro nel corso dei prossimi mesi soltanto in Svizzera. Circa 1 dipendente su 12 di Credit Suisse verrà eliminato dall’organico, in cerca di un consolidamento dei conti mentre gli investitori continuano a fuggire dalla banca. Guardando alle operazioni mondiali di Credit Suisse, invece, UBS punta a eliminare 30-35.000 posizioni e potrebbe farlo nel corso di pochi mesi.

Sergio Ermotti, CEO di UBS, ritiene che la strada migliore per condurre le operazioni tra UBS e Credit Suisse sia una “integrazione completa“. Non solo l’ha definita come la strada migliore per le due banche, ma anche per l’economia svizzera nel suo complesso. Di conseguenza sembra che UBS sia intenzionata a inglobare completamente il suo storico concorrente, e nel farlo prevede che i costi si abbasseranno di $10 miliardi entro il 2026. Prima dell’annuncio di oggi, le ultime previsioni di UBS parlavano di risparmi per $8 miliardi entro il 2027. Molto probabilmente verranno tagliate intere unità di business e altre operazioni che possono risultare duplicate rispetto a quelle di UBS, essenzialmente smembrando le unità di business di Credit Suisse. I mercati sembrano aver accolto favorevolmente questa decisione, con le azioni UBS che sono volate su livelli non raggiunti dai tempi antecedenti alla crisi del 2008.

Complessivamente il gruppo UBS ha oltre 80.000 dipendenti nel mondo

Le autorità osteggiano il piano industriale di UBS

Per quanto Ermotti e gli azionisti di UBS sembrino completamente sicuri di quale sia la strada migliore da seguire, le autorità svizzere sembrano pensarla diversamente. Ethos, studio legale che assiste alcuni dei principali fondi pensione e investitori svizzeri, ha già avanzato una class-action contro UBS. Anche il governo svizzero non è affatto entusiasta di come si stiano svolgendo le operazioni: la speranza era quella che UBS lasciasse operare Credit Suisse in modo indipendente, mantenendo i posti di lavoro e favorendo una sana concorrenza all’interno del mercato. D’altronde le autorità avevano approvato lo stralcio di debiti per $17 miliardi in corrispondenza dell’acquisizione, e UBS ha potuto portare a termine l’operazione pagando una frazione del valore effettivo degli asset rilevati da Credit Suisse.

Allo stesso tempo, UBS non era stata vincolata in alcun modo. Si tratta di un’acquisizione a tutti gli effetti, che permette a UBS di gestire l’affare nel modo in cui ritiene più adatto. Ovviamente il gruppo sta cercando di pensare ai propri interessi, essenzialmente tagliando i rami improduttivi di Credit Suisse e quelli che possono sottrarre business a UBS, facendo fluire verso di sé i clienti del concorrente acquisito. L’acquisizione è stata la più grande dai tempi della crisi del 2008 e ha creato un colosso con asset in gestione che fanno apparire al confronto insignificante l’intera dimensione dell’economia svizera. Per questo si tratta di una realtà con un forte peso all’interno dell’economia locale, e le decisioni del consiglio di amministrazione hanno un impatto sistematico sull’ecosistema finanziario di una delle nazioni che si sono sempre distinte di più per il loro comparto bancario.

Il grafico evidenzia chiaramente come le azioni UBS abbiano performato meglio delle altre banche in risposta all’acquisizione di Credit Suisse

Non si ferma ancora la fuga dei capitali

Malgrado i tentativi di Credit Suisse, la società continua a fare molta difficoltà a convincere i suoi clienti più abbienti a rimanere. I dati riportati nel secondo trimestre dell’anno mostrano prelievi netti per 39 miliardi di franchi svizzeri ($44.4 miliardi), evidenziando come sia ancora molto difficile per i clienti credere nella salute della banca appena acquisita. Allo stesso tempo UBS ha registrato depositi netti per $16 miliardi, mostrano una netta differenza nella percezione del mercato riguardo ai due brand. UBS sta emergendo come vincitrice del mercato bancario svizzero e sta trattando i piani per Credit Suisse pensando al proprio interesse, come d’altronde sarebbe legittimo attendersi da una società for-profit che ha condotto un’acquisizione.

I commenti degli analisti sono stati misti in questi mesi. Si evidenzia un cauto ottimismo, con Deutsche Bank che ha definito il risultato della fusione come un “cantiere in corso”. Jeffries ha descritto l’acquisizione come un processo lungo, ricco di sfide e probabilmente di dossi. Malgrado ciò, le azioni UBS nel corso degli ultimi mesi hanno fatto nettamente meglio di quelle americane -il KBW Bank Index è ancora in caduta libera dai tempi di Silicon Valley Bank- e di quelle europee, malgrado queste ultime arrivino da un periodo positivo in Borsa. Complessivamente i profitti del gruppo sono ammontati a $29 miliardi nel corso del secondo trimestre del 2023, ma bisogna notare che includono soltanto un mese di operazioni congiunte tra Credit Suisse e UBS. Saranno i prossimi dati a mostrare effettivamente i risultati economici prodotti dall’operazione.

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