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UE, c’è accordo sulla regolamentazione dei motori Euro 7

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Le nazioni UE hanno trovato un accordo sui motori Euro 7, la nuova generazione di regolamenti per catalogare le emissioni inquinanti dei motori a combustione interna. Alla fine ha prevalso la proposta spagnola, che vede dei passi in avanti relativamente piccoli rispetto alla regolamentazione Euro 6. Questo con l’obiettivo di non forzare la mano sui motori a combustione interna, lasciando i produttori di automobili di investire più risorse nello sviluppo dei veicoli elettrici e delle batterie; ancora non c’è stata alcuna votazione ufficiale, ma il passo più critico era proprio quello di mettere d’accordo i paesi membri.

Le negoziazioni sull’Euro 7 stanno andando avanti ormai da diversi mesi, con interessi diversi da parte delle nazioni europee: i paesi che ospitano importanti produttori di auto hanno cercato di spingere verso una regolazione più blanda, mentre i paesi considerati più green hanno cercato di portare avanti una linea più ecologica. La proposta spagnola rappresenta effettivamente un compromesso tra le due posizioni, che però pende di più verso la linea dei produttori; considerando che dal 2035 non sarà più possibile vendere veicoli che emettano CO2 o altri gas inquinanti, si è considerato prioritario favorire gli investimenti nella direzione degli EVs.

La linea morbida proposta dal governo spagnolo è appoggiata anche dall’Italia, che aveva espresso la sua contrarietà alle proposte precedenti della Commissione Europea già a maggio

Solo piccole differenze rispetto all’Euro 6

La proposta spagnola prevede dei passi in avanti relativamente piccoli rispetto alla regolamentazione precedente, con una lunga serie di parametri che non dovranno cambiare in alcun modo. Rispetto alla versione proposta precedente preparata dalla Commissione Europea, quella avanzata dal governo spagnolo prevede di:

  • Non cambiare i limiti di emissioni per i veicoli a combustione interna rispetto all’Euro 6;
  • Abbassare leggermente i limiti di emissioni inquinanti per i camion nei centri abitati, ma mantendoli meno stringenti rispetto a quelli americani;
  • Rimandare al 2030 il momento in cui gli pneumatici dovranno rispettare i nuovi limiti sulle emissioni di particolato;
  • Non cambiare il modo in cui verranno misurate le emissioni inquinanti dei veicoli, un punto su cui si è dibattuto molto nel corso delle negoziazioni;
  • Dare ai produttori di automobili 30 mesi, anziché 24, per adattarsi al nuovo regolamento.

Si tratta dunque di passi in avanti lievi, con l’Unione che sembra poco interessata a concentrare tante energie sui motori a combustione interna in questo momento. Con la rivoluzione portata dai veicoli elettrici che avanza, le nazioni europee vogliono che i produttori cerchino di velocizzare la transizione verso le batterie piuttosto che migliorare l’efficienza ecologica dei motori a gasolio o benzina. Inoltre c’è il problema di dipendere meno dalle batterie cinesi, con Ursula von der Leyen che ha apertamente parlato di concorrenza scorretta nei giorni scorsi.

Alcuni hanno definito la proposta “Euro 6-bis”, viste le poche differenze previste per i motori di prossima generazione

L’Italia dalla parte della nuova proposta

Il nuovo accordo nasce da una divisione interna all’UE, che ha visto dividersi internamente i paesi membri. La proposta del governo spagnolo nasce dalle proposte congiunte di Repubblica Ceca, Bulgaria, Francia, Ungheria, Polonia, Romania, Slovacchia e anche Italia. La prima proposta sulle regolamentazioni Euro 7 era arrivata ad aprile, con delle linee guida decisamente più stringenti rispetto a quelle su cui si è arrivati alla fine delle contrattazioni. A maggio i paesi in disaccordo hanno espresso in modo congiunto il loro parere, firmando un documento inviato alla Svezia in quanto presidente della Commissione Europea in quel periodo. Malgrado la forte presenza di dissenso interno al parlamento tedesco, anche vista la forte dipendenza dall’industria automotive della Germania, quest’ultima ha scelto di non schierarsi apertamente dalla parte dei paesi contrari.

Chiaramente il nuovo accordo da parte dell’Unione Europea espone il fianco alla possibilità di critiche da parte dei governi più attenti all’ambiente, che invece hanno continuato a portare avanti la linea della maggiore sostenibilità nel corso degli ultimi mesi. Per questo motivo, rimane comunque possibile il fatto che prima della votazione si decida di fare dei cambiamenti alle nuove linee guida.

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