News
UE, in arrivo nuova regolamentazione sui green bonds
L’Unione Europea sta valutando l’introduzione di un nuovo quadro normativo per la regolamentazione dei green bonds, le “obbligazioni verdi” che collegano i proventi della raccolta con il finanziamento di iniziative sostenibili. Si tratta di uno strumento sempre più popolare in tutto il mondo, ma che in Europa ha conosciuto il suo boom più grande. Con una stringente agenda climatica che prevede di raggiungere il net-zero entro il 2050, l’Unione Europea è in prima linea nella raccolta di investimenti da destinare al settore delle rinnovabili e della sostenibilità più in generale. I green bonds sono convenienti tanto per l’emittente -che solitamente riesce a ottenere tassi più bassi- tanto per gli investitori, che possono assicurarsi di finanziare direttamente delle iniziative di contrasto al cambiamento climatico con i loro capitali.
Le nuove normative europee mirano a garantire una maggiore trasparenza riguardo alla destinazione dei fondi. In questo momento, infatti, è pur sempre necessario che la raccolta ottenuta da queste obbligazioni sia destinata a finanziare investimenti legati a politiche ESG. Al tempo stesso, però, non sono previsti dei paletti estremamente precisi riguardo alla natura di queste iniziative o alla percentuale di denaro raccolto che deve essere indirizzato verso gli investimenti sostenibili. Ora l’Unione Europa vuole fare in modo che le politiche sui bond ESG siano allineati alle definizioni di investimenti sostenibili che sono già espresse per altre questioni all’interno del quadro normativo europeo. Si tratta, in sostanza, di assicurarsi che gli emittenti non possano mascherare le loro obbligazioni per “green bonds” quando i fondi vengono in realtà destinati ad altre iniziative.
Nuove regole per una maggiore trasparenza
L’Europa guida la transizione verde con una nuova regolamentazione Il fervore intorno alle obbligazioni verdi sta raggiungendo nuove vette, specialmente in Europa, che si posiziona come pioniere in questo ambito. Attualmente l’Eurozona è sia la principale emittente mondiale di green bonds, sia una delle migliori aree in termini di regolamentazione di questi strumenti. Con l’introduzione di un nuovo standard previsto per quest’anno, si prevede un ulteriore impulso al settore. Tale normativa mira a consolidare la trasparenza e la credibilità del mercato, garantendo agli investitori una visione chiara delle iniziative ambientali, sociali e di governance. Proprio nel cuore dell’Europa, le emissioni di obbligazioni verdi nel secondo trimestre hanno registrato un incremento del 30%, toccando la cifra di $87.67 miliardi.
Questo balzo è testimonianza della crescente importanza dell’agenda verde, con paesi come Germania e Italia che si distinguono come principali emittenti. Entrambe le nazioni hanno visto emissioni di green bonds per oltre €10 miliardi solo nel corso del 2023, con un netto aumento rispetto agli anni precedenti. Alan Siow di Ninety One Hong Kong sottolinea che l’adozione di principi ESG è ciò che alimenta l’interesse nel Vecchio Continente. L’attesa normativa europea stabilirà che l’85% dei fondi raccolti con le obbligazioni verdi dovrà rispettare precisi criteri, una sfida che potrebbe rivelarsi complessa per alcuni emittenti ma fondamentale per garantire trasparenza e autenticità. Attualmente i criteri che regolamentano le emissioni di green bonds sono fissati da un accordo provvisorio raggiunto a marzo, ma l’UE vede la necessità di passare a un quadro regolamentare più chiaro e preciso.
Green bonds: Europa leader, ma la Cina non resta a guardare
Mentre l’Europa si consolida come leader nel mercato delle obbligazioni verdi, l’Asia-Pacifico emerge come il secondo emittente più grande a livello globale. Nonostante un lieve calo rispetto al primo trimestre, la regione ha comunque registrato emissioni per $30.82 miliardi nel secondo trimestre. La Cina, in particolare, svolge un ruolo chiave in questo scenario. Con emissioni green sia su standard globali che nazionali, la nazione mostra una doppia faccia: da un lato, un aumento del 24% nelle obbligazioni allineate internazionalmente e, dall’altro, un raddoppio delle obbligazioni non allineate.
Alan Siow evidenzia come la Cina, grazie alla sua solida base di investitori domestici, non debba dipendere dal sostegno degli investitori stranieri. Malgrado ciò, nel tempo, si prevede un allineamento sempre maggiore della Cina agli standard globali. La dinamica tra Europa e Asia-Pacifico sottolinea come l’agenda ecologica sia diventata un pilastro fondamentale delle strategie di investimento, con due giganti globali che guideranno la marcia verso un futuro più sostenibile. Questo anche considerando che la Cina è leader mondiale nella produzione di energia rinnovabile, con un netto distacco rispetto a Europa e Stati Uniti. Anche se non sono iniziative finanziate con green bonds nella stessa percentuale con cui lo sono in Europa, il settore della sostenibilità in Cina riceve comunque tutti gli investimenti di cui ha bisogno.
Interessante anche notare che, con la crisi di Country Garden e di Evergrande, gli investitori cinesi stanno allocando sempre meno capitali verso il mercato immobiliare. Storicamente questo era stato il settore che attraeva la gran parte degli investimenti dei piccoli risparmiatori, ma oggi è in una condizione estremamente fragile. Per questo motivo, sempre più finanziamenti si spostano invece verso le iniziative sostenibili: viste come sia redditizie che strategiche, sono incentivate tanto dal rendimento dei bond quanto dal favore governativo.