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UE, legge anti-deforestazione genera scontenti e proteste
Si stima che la deforestazione sia alla base del 10% delle emissioni inquinanti di CO2, ed è indubbiamente uno dei trend da combattere per contrastare il cambiamento climatico. In questo contesto, l’Unione Europea ha già messo sul tavolo una proposta di legge volta a combattere la deforestazione e assicurare che i prodotti alimentari importati nell’Unione non siano il frutto della perdita di aree forestali altrove. La proposta è sul tavolo già da tempo, ma un nuovo studio di Coffee Barometer presentato a Londra -dove si sta tenendo il World Coffee Summit- mette in luce nuovi problemi che riguardano i piccoli produttori.
La legge prevede che i produttori di caffè, olio di palma, carne, soia e altre materie prime agricole debbano presentare la dovuta documentazione per dimostrare che i prodotti non provengono da aree deforestate dopo il 2020. Alle nazioni europee sarebbe richiesto di fare un controllo a campione dei prodotti importati e si rischiano multe fino al 4% del fatturato per le imprese che saranno colte in violazione di queste nuove regolamentazioni. Anche se la proposta va ancora trasformata in legge, c’è già un accordo preliminare tra le nazioni europee e sembra ormai una questione di settimane prima del voto.
L’appello dei produttori di caffè
Coffee Barometer, una pubblicazione a cura di diverse organizzazioni non-profit che riguarda lo stato del mercato del caffè, segnala come la nuova regolamentazione europea porterebbe a forti differenze tra le nazioni più e meno sviluppate economicamente. Il caffè si produce in 70 nazioni del mondo, ma cinque di queste (Indonesia, Vietnam, Brasile, Colombia e Honduras) rappresentano complessivamente l’85% della produzione mondiale. Per le nazioni più avanzate come il Brasile è relativamente facile produrre la documentazione richiesta, soprattutto considerando che nel paese operano grandi produttori con operazioni su larga scala.
Al contrario, per i paesi e i produttori più piccoli si rischia che la nuova legislazione abbia un effetto contrario. I piccoli produttori potrebbero essere tagliati fuori, non avendo la capacità o semplicemente la scala commerciale per adattarsi alle nuove normative europee. Questo potrebbe portarli addirittura a espandere le operazioni attraverso la deforestazione, nel tentativo di produrre di più e vendere a prezzi inferiori in mercati che non richiedono le stesse certificazioni richieste dall’Unione Europea. Vale soprattutto per i piccoli produttori africani di caffè, anche se la mossa è stata criticata da più parti anche da produttori e governi asiatici.
Proteste da più parti sulle nuove regole
C’è una notevole differenza di visioni sulla nuova regolamentazione europea: il capo negoziatore della Commissione Europea ha celebrato il risultato, addirittura dichiarando il proprio auspicio di vedere più nazioni del mondo intraprendere iniziative simili per limitare la deforestazione. Allo stesso tempo, Brasile e Colombia hanno già attaccato questa iniziativa per due motivi: i produttori lamentano il fatto che sarà difficile e costoso ottenere le certificazioni, mentre gli ambientalisti criticano il fatto che la protezione si limiti alle vere e proprie aree forestali. Aree boschive e dove la presenza della natura è forte, pur senza essere considerabili vere foreste, rimangono escluse dalle nuove normative europee.
L’Indonesia ha attaccato duramente l’Unione Europea, parlando addirittura di “imperialismo mediante regolamentazioni”; la Malesia è stata altrettanto critica, dichiarando che le nuove leggi anti-deforestazione sarebbero uno “sforzo deliberato” per aumentare i costi e le barriere all’esportazione di olio di palma. Con 130.000 ettari di foreste persi negli ultimi 20 anni solo per la coltivazione di caffè, però, la Commissione Europea ritiene che i vantaggi per l’ambiente di queste nuove misure valgano il prezzo delle critiche ricevute a livello internazionale.