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Ufficiale: crollo bond USA è tra i più grandi della storia
Con la chiusura della settimana di scambi, il crollo delle obbligazioni americane è entrato negli annali di storia. Dall’ultima riunione della Fed, il valore delle obbligazioni già emesse non ha fatto altro che calare e il rendimento delle nuove emissioni è aumentato. Per i Treasuries si tratta di uno dei peggiori periodi della storia, alla pari con le vendite registrate durante la crisi del 2008. Se il trend dovesse continuare ancora per qualche giorno, il boom del rendimento dei Treasuries potrebbe arrivare a pareggiare quello dell’esplosione della bolla delle dot-com. Numeri che fanno riflettere sulla gravità della situazione attuale, con i grandi fondi d’investimento che continuano a vendere allo scoperto le obbligazioni del Tesoro statunitense.
Ormai è diventato l’argomento centrale di Wall Street, quasi un meccanismo ad orologeria. Gli investitori continuano a monitorare l’aumento degli interessi pagati dal debito americano, aspettando che sia il momento giusto per comprare. Secondo i dati di Bloomberg, i bond con scadenza a 10 anni hanno perso il 46% del loro valore rispetto a marzo 2020 e i bond a 30 anni hanno perso addirittura il 53%. Cifre in linea con il declino del 49% dopo lo scoppio della bolla delle dot-com e con il crash del 57% registrato dopo lo scoppio della crisi del 2008.
Riflessi sul mercato azionario e immobiliare
I bond del Tesoro americano sono un mercato da 25 triliardi di dollari, considerato il fondamento essenziale su cui poggia l’ecosistema finanziario mondiale. Quando il rendimento dei Treasuries aumenta velocemente, si manifestano effetti a cascata sull’intero ecosistema finanziario. I più evidenti sono gli effetti sul mercato azionario e sull’immobiliare, entrambi fortemente dipendenti dai tassi della Fed e dal rendimento che gli investitori possono ottenere sui Treasuries.
Lo S&P 500 è in rosso da inizio agosto, esattamente da quando il mercato dei bond ha iniziato la sua parabola attuale. Nel frattempo, i mutui hanno raggiunto il livello più caro da 30 anni a questa parte e gli interessi chiesti dalle banche continuano a crescere per via delle attese di una Fed più dura del previsto. Questo fa sì che le compravendite di immobili stiano soffrendo, e che chi ha sottoscritto un mutuo durante la pandemia stia facendo tutto il possibile per evitare di vendere casa e doverne acquistare un’altra ai prezzi attuali dei mutui.
Una situazione complessa, che sta coinvolgendo sempre di più anche i mercati europei e asiatici. Gli investitori, potendo ottenere rendimenti così alti dai bond in dollari, stanno ritirando la loro liquidità dai bond delle altre aree del mondo; con una domanda inferiore, anche il rendimento dei bond di altre nazioni sviluppate sta aumentando velocemente.
Aumentano gli spread, problemi per le imprese
Tra i vari attori economici che soffrono le conseguenze di un aumento del rendimento dei bond americani ci sono le imprese e le economie emergenti. Il motivo è molto semplice: le dinamiche del mercato delle obbligazioni rimangono sempre le stesse, per cui gli strumenti più rischiosi prevedono sempre un rendimento più alto di quelli più sicuri. Se aumenta il rendimento dei bond americani, allora deve aumentare di conseguenza anche quello dei bond considerati più rischiosi dal punto di vista della valuta e dell’emittente. Gli spread tra Treasuries e altre obbligazioni si erano ridotti dopo il picco toccato con la crisi di Silicon Valley Bank, ma si stanno rapidamente allargando di nuovo.
Attualmente gli spread sono tornati sui livelli di marzo, poco prima del collasso di SVB ma dopo il crollo di altre due banche americane. Le aziende che non hanno emesso obbligazioni in questo periodo, attenendosi una Fed più concessiva a fine anno e tassi in calo nel 2024, ora si ritrovano a un bivio: emettere obbligazioni a costi molto alti, oppure rinunciare a raccogliere liquidità in questo modo.