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UK: Labour alla prima sfida impossibile. 2.800 posti a rischi a Port Talbot in nome della svolta green

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L’onda lunga delle elezioni nel Regno Unito colpirà anche le complicate trattative tra il (neo) governo di Londra e Tata, per l’ormai celebre impianto produttivo di Port Talbot. E il Partito Laburista, che è uscito dalle urne come vincitore incontrastato, afferma pubblicamente di voler puntare a salvare tutti e 2.800 posti di lavoro coinvolti. Una delle due fornaci che dovrebbero chiudere è stata già chiusa, all’interno di un piano che dovrebbe portare la produzione d’acciaio nello stabilimento a essere più green. 2.800 posti di lavoro che i laburisti avrebbero intenzione di salvare il salvabile, per una questione cruciale anche in termini politici.

È, mutatis mutandis, una situazione simile a quella che è stata al centro delle trattative tra grandi gruppi dell’auto e sindacati negli USA. Una questione che riguarda anche l’inevitabile taglio di posti di lavoro con il passaggio all’elettrico, con i sindacati che però per ora hanno ottenuto, almeno dall’altra parte dell’oceano, un’invidiabile vittoria che include garanzie importanti anche sul livello occupazionale.

Port Talbot prima grana economica per il nuovo governo di Londra

Comandare vuol dire da sempre onori e oneri. La prima delle grane per il nuovo governo del Regno Unito si chiama Port Talbot, ha la forma di un’importante impianto produttivo di acciaio di proprietà di Tata, impianto che ha già ricevuto finanziamenti a pioggia dal precedente governo e che sta virando verso modalità di produzione più… ecologiche. Con un problema: se è vero che una produzione più green è certamente nelle corde anche dei laburisti recentemente arrivati al governo, è altrettanto vero che si impiegano in questo tipo di produzioni meno addetti. E ci sono in ballo 2.800 posti di lavoro, che poi vuol dire 2.800 famiglie, che poi vogliono dire un bacino elettorale, per quanto locale, di grande rilevanza.

In mezzo ci sono anche promesse elettorali, per fondi miliardari che dovrebbero sostenere almeno in parte il passaggio a modalità di produzione dell’acciaio che siano più green e in linea con gli ambiziosi programmi dei laburisti anche in termini di emissioni da parte dell’industria. Le trattative sarebbero però ancora in alto mare, e pensare in questo momento di garantire i 2.800 posti di lavoro a rischio sembra essere molto difficile, con il codazzo di inevitabili polemiche che presto raggiungerà anche le prime pagine dei giornali nazionali.

Una coperta troppo corta: green o posti di lavoro?

Il caso è dei più emblematici per tante industrie che sono ritenute cruciali per il miglioramento delle condizioni ambientali e soprattutto per la riduzione delle emissioni. In diverse parti del mondo si vive infatti un problema analogo per quanto riguarda l’equilibrio, impossibile, tra posti di lavoro e passaggio a tecnologie più green.

Il mercato auto sta vivendo gli stessi problemi, soprattutto nelle aziende che operano negli USA e sono sindacalizzate, con uno scontro che ha per ora visto prevalere i sindacati – con il problema che però non potrà che riproporsi nel medio e lungo periodo.

Nonostante le sfide, il nuovo governo laburista del Regno Unito ha espresso una forte determinazione nel portare avanti le trattative con Tata per garantire un futuro sostenibile all’impianto di Port Talbot. La transizione verso una produzione di acciaio più ecologica è fondamentale per il raggiungimento degli obiettivi climatici del paese, ma richiede anche un attento equilibrio tra innovazione e occupazione. I laburisti stanno valutando diverse soluzioni, tra cui incentivi fiscali e finanziamenti per la formazione dei lavoratori, al fine di minimizzare l’impatto sociale della transizione. Equilibrio che sarà un esercizio sottile di arte politica e di arte del possibile. Perché le promesse di fondi vanno poi mantenute recuperando denaro. E in questo caso per miliardi di sterline.

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