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USA, attività dei consumatori sopra le attese spinge a rialzo le stime sulla crescita del PIL
Negli ultimi mesi l’attenzione verso l’economia statunitense è stata diretta soprattutto verso i dati provenienti dall’inflazione e del mercato del lavoro, che spesso si sono anche rivelati strettamente correlati tra loro. Dopo la pubblicazione degli ultimi dati sui consumi, però, si è tornati a parlare anche dell’attività dei consumatori e di come questa possa influenzare tanto la crescita economica quanto le decisioni della Fed nei prossimi mesi. Stando ai dati pubblicati ieri dall’istituto statunitense di statistica, le vendite al dettaglio sono aumentate dello 0,7% a marzo superando le attese degli analisti che si aspettavano un aumento dello 0,4% su base mensile.
Interessante anche notare che, se si esclude il settore automobilistico, le vendite al dettaglio sono aumentate del 1,0% rispetto a febbraio. In primo luogo questo riconferma il fatto che l’automotive, soprattutto parlando di auto usate, si trovi in un momento particolarmente complicato. Inoltre è una dimostrazione ancora più forte di quanto i consumatori americani stiano contribuendo a fomentare la crescita economica, al punto che alcuni analisti sono già pronti ad alzare le stime sulla previsione del PIL del primo trimestre dell’anno. L’economia statunitense continua ad andare molto forte anche a discapito dei tassi della Fed, ma il contraltare di tutto questo è che l’inflazione fatica a scendere.
In rialzo le stime sulla crescita
Le vendite al dettaglio sono state guidate da una crescita nettamente superiore alle attese del fatturato del comparto e-commerce, dimostrando che il primo trimestre dell’economia statunitense è stato brillante. In contemporanea con l’aggiornamento sulle vendite al dettaglio di marzo, l’istituto di statistica americano ha anche rivisto a rialzo l’andamento delle vendite al dettaglio di febbraio. Ora il dato è stato alzato a +0.9%, contro lo 0,6% pubblicato in precedenza. Si tratta del più grande balzo in avanti dell’attività dei consumatori da oltre un anno a questa parte, proprio mentre si cercano dei segnali di inflazione in calo.
Gli economisti hanno risposto, a cominciare dai grandi nomi di Wall Street: Goldman Sachs ha alzato le stime di crescita per il 2024, dal 2,5% al 3,1%. Stranamente l’aumento delle vendite al dettaglio non è stato trainato dai consumatori a reddito più alto, ma da quelli a reddito più basso: a rivelarlo sono i dati di Bank of America sull’utilizzo delle carte di credito del gruppo. Il dato sembra perfettamente coerente con quello sulla crescita dei salari: la classe operaia sta ricevendo paghe più alte e di conseguenza è anche più portata a spendere, soprattutto in un momento in cui la disoccupazione rimane estremamente bassa.
Ancora più distanti i tagli ai tassi
Combinando questi dati con quelli pubblicati alla fine della scorsa settimana sull’inflazione e sul numero di posti di lavoro generati dall’economia, gli economisti ora sono pronti a scommettere sul fatto che la Fed non deciderà di mettere mano ai tassi fino quantomeno a settembre. Anche se rimane spazio per un improvviso crollo dell’inflazione statunitense, sembra sempre più chiaro che il forte aumento della spesa pubblica in questi anni abbia almeno parzialmente bilanciato l’effetto dei tassi e abbia messo un freno alla capacità della Fed di tenere l’inflazione sotto controllo. Nel weekend sono addirittura state pubblicate alcune previsioni di un gruppo di economisti, piccolo ma in crescita, che si attendono addirittura un rialzo dei tassi centrali americani nel tentativo di domare la rincorsa dei prezzi. Anche se rimane improbabile che la banca centrale decida realmente di seguire questa strada, visto l’andamento dell’economia sembra impossibile escludere totalmente questa possibilità.