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USA, corsa fino a mezzanotte o chiusura completa degli uffici pubblici: in gioco un piano da $1.2 triliardi
Ancora una volta gli Stati Uniti si trovano sull’orlo dello shutdown, la chiusura completa degli uffici pubblici che avviene quando il governo federale non è in grado di passare in tempo la legge di bilancio. La Camera controllata dai Repubblicani, e il Senato controllato dai Democratici, hanno tempo fino a mezzanotte per approvare il nuovo piano sulla spesa pubblica prima che lo shutdown abbia inizio. I mercati hanno iniziato a dimostrare nervosismo fin dalla mattina, con dubbi sulle distanze politiche che potrebbero portare a uno shutdown. L’ultima volta in cui si è presentata questa situazione durante l’amministrazione Biden, l’accordo si è trovato all’ultimo. Questa volta le distanze sembrano maggiori, ma da entrambe le parti ci si dice disposti a collaborare per trovare una soluzione dell’ultimo minuto.
Il budget pubblico americano viene approvato due volte l’anno: una a marzo, per decidere l’allocazione dei fondi fino alla fine di settembre, e una a settembre per decidere sull’allocazione dei fondi fino alla fine di marzo dell’anno successivo. Già dal 1 ottobre dello scorso anno si è iniziato a parlare di come stabilire un piano per la spesa pubblica del semestre che sta per aprirsi, ma fino a questo momento le distanze sono state siderali: da una parte i Repubblicani, che vorrebbero ridurre la spesa pubblica, e dall’altra i Democratici che invece vorrebbero dare più risorse al sistema di welfare e al sistema pubblico americano. La questione è ancora ampiamente aperta e Wall Street si augura che le forze politiche riescano a mettersi d’accordo prima della fine della giornata.
Un piano da $1.2 triliardi in gioco
Nella mattinata di oggi è arrivata una notizia importante, con Kay Granger -figura di spicco dei Repubblicani alla Camera- che ha suggerito l’esistenza di un accordo bipartisan in grado di essere approvato entro la fine della giornata. I Repubblicani insistono soprattutto su un piano d’investimento da $886 miliardi nel Dipartimento della Difesa, che occupa una gran parte degli $1.2 triliardi complessivi di spesa pubblica dettagliati nel disegno di legge lungo 1.012 pagine. Si guarda anche a un’altra importante priorità dei Repubblicani, cioè quella di finanziare maggiormente la IRA. L’agenzia per la riscossione dei tributi è stata sottofinanziata sia dai governi di destra che di sinistra nelle ultime legislazioni, nel tentativo di tagliare la spesa pubblica senza perdere sostegno a livello politico.
Il disegno del nuovo budget è stato tracciato principalmente dai Democratici, che controllando sia il Senato che la Casa Bianca hanno il vantaggio dell’iniziativa. Ma se ci sono dei Repubblicani come Granger che si dicono entusiasti del nuovo accordo, rimane comunque una forte componente di disappunto alla Camera. Robert Aderholt, ad esempio, si è fatto portavoce di una parte importante dei Repubblicani che criticano alcuni punti della legge: soprattutto sull’immigrazione e sui finanziamenti alle strutture cliniche che praticano l’aborto, la discussione rimane ancora piuttosto vivace. Aderholt ha deciso di non votare il piano di spesa.
L’ultima parola spetta al Senato
Poco prima delle 17.00 italiane, la Camera ha approvato il piano sulla spesa pubblica del prossimo semestre. L’apparato pubblico si è immediatamente messo al lavoro per organizzare una corsa all’approvazione al Senato, perché entrambe le Camere devono approvare la legge in modo da evitare lo shutdown. In caso contrario, a partire da domani il governo federale non avrà più i fondi necessari per continuare a pagare i funzionari pubblici. Da una parte l’approvazione al Senato, controllato dai Democratici, dovrebbe essere più semplice sul piano politico; dall’altra parte, i Repubblicani hanno fatto fortemente leva sulla fretta del governo per introdurre nel budget una serie di misure che rappresentano una loro priorità. Bisognerà ora attendere per scoprire se al Senato prevarrà la linea dell’evitare lo shutdown, oppure se a sorpresa mancherà un’intesa dell’ultimo minuto.