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USA, dati ancora oltre le attese sul lavoro. Rallentano le vendite al dettaglio
L’economia americana invia segnali contrastanti a una Federal Reserve sempre più indecisa sui tagli ai tassi d’interesse. Oggi è stata una giornata all’insegna della pubblicazione di dati sul calendario economico, soprattutto per quanto riguarda il mercato del lavoro e le vendite al dettaglio. I numeri sono contrastanti: da una parte il mercato del lavoro continua a viaggiare oltre le attese degli analisti, ma dall’altra le vendite al dettaglio non stanno più continuando a crescere come stavano facendo fino a pochi mesi fa. Inoltre sono stati pubblicati i dati sull’inflazione per i produttori, che molti economisti considerano utili per anticipare l’andamento dell’inflazione nei prezzi al consumo.
Mettendo insieme i risultati di oggi, in ogni caso, è evidente che tutto stia andando ancora molto bene per l’economia americana. Il lieve rallentamento della crescita delle vendite al dettaglio è rapidamente passata in secondo piano, anche nei commenti degli analisti istituzionali, rispetto all’andamento del mercato del lavoro. Gli USA rimangono molto vicini alla piena occupazione, un tema che si protrae ormai da più di un anno. Un mercato del lavoro molto dinamico rende difficile abbassare il tasso d’inflazione, che dal 2022 in poi è diventata la grande priorità della Federal Reserve e che ancora non si avvicina al target del 2% fissato dalla banca centrale.
Il mercato del lavoro rimane incandescente
Snocciolando i dati pubblicati oggi, ci sono state 209.000 richieste nuove di sussidi di disoccupazione, contro una previsione di 210.000 e una rilevazione precedente di 218.000. Considerando che a febbraio l’economia americana ha generato oltre 270.000 posti di lavoro solo nel settore privato, significa che i posti di lavoro disponibili crescono a un ritmo superiore al numero di posti di lavoro che vengono tagliati. Inoltre scendono a 1,81 milioni i continuing jobless claims, cioè i sussidi di disoccupazione che continuano a venire erogati. Il mese scorso erano 1,90 milioni, indicando che complessivamente il numero di sussidi di disoccupazione è sceso di 100.000 unità soltanto nel corso dell’ultimo mese.
In ogni caso il Dipartimento del Lavoro fa notare che la situazione non è uniforme: ci sono differenze importanti nell’andamento della disoccupazione tra i diversi Stati americani. Si segnala in particolare un record storico in North Dakota, dove attualmente il tasso di disoccupazione è appena del 1,9%; invece la California sembra non recuperare, malgrado la crescita di Big Tech in Borsa, e mostra un tasso di disoccupazione del 5,1%: insieme al confinante Nevada, sono i due Stati americani con i livelli di disoccupazione più alti a livello statunitense. In ogni caso, la curva della disoccupazione continua a seguire un andamento molto diverso rispetto al “boom di disoccupati” che molti analisti prevedevano alla fine dello scorso anno.
Rallentano leggermente le vendite al dettaglio
I dati sulle vendite al dettaglio raccontano che l’attività dei consumatori continua a crescere: +0.6% a febbraio su base mensile e +1.50% su base annua. Gli analisti, però, si aspettavano di più: il consenso di Wall Street era +0.8% su base annua ed era considerata anche una stima pessimista. Infatti la rilevazione precedente, quella di gennaio, aveva visto le vendite al dettaglio calare del -1.1%: a fronte di ciò e di un mercato del lavoro ancora così forte, ci si aspettava un rimbalzo positivo più netto nei dati pubblicati oggi. Per quanto riguarda le vendite al dettaglio core, che escludono le automobili, l’aumento su base mensile è stato dello 0,3% contro una previsione del +0.5%. L’effetto dei tassi continua dunque a essere più visibile sui consumatori che sull’occupazione, e la speranza dei mercati è che questo sia sufficiente a riportare il tasso d’inflazione al di sotto del 2%.