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Lavoro USA: revisione disastro. Occhi puntati sui tagli di settembre

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La revisione dei posti di lavoro effettivamente creati tra Marzo 2023 e Marzo 2024 è di quelle brutali, per quanto già da qualche giorno si parlasse ai piani alti dell’analisi economica di qualcosa di questo tipo. Mancano rispetto ai numeri effettivi la bellezza di 818.000 posti di lavoro per il periodo di riferimento, per il quale erano stati calcolati fino ad oggi circa 2.900.000 nuovi posti di lavoro. Uno scarto enorme, che segnala un’economia che è più in difficoltà di quanto potrebbe sembrare e che potrebbe avere effetti sulla prossima decisione sui tagli a Washington.

E senza dubbio alcuno, questi numeri saranno anche oggetto di discussione a Jackson Hole, a meno che Jerome Powell non riesca a trovare un pubblico, fatto anche di giornalisti, piuttosto accomodante. Il tema, tuttavia, è importante al punto tale da non poter essere ignorato. I mercati, che in parte avevano già scontato la possibilità di riduzione, hanno reagito in modo più veemente per quanto riguarda i bond, con rendimenti in calo importante.

Taglio certo. E se ne volessero due?

Torna prepotentemente sul tavolo l’opzione doppio taglio già a settembre, il 18 per l’esattezza. Tornano sul tavolo per quanto ormai minoritari almeno stando a quanto i mercati hanno già scontato – e a quanto è efficacemente riportato dal solito Fed Watchtool, che alleghiamo.

L’ipotesi di un taglio di 50 punti base rimane ancora piuttosto remota, ma è altrettanto vero che il segnale che arriva dal mercato del lavoro è piuttosto chiaro, almeno per una parte di analisti: il mercato del lavoro si è raffreddato molto più velocemente di quanto previsto dai dati ufficiosi, e ora che ci sono i dati ufficiali c’è materiale a sufficienza per iniziare a sospettare che Federal Reserve sia rimasta leggermente indietro.

Ovvero che abbia giocato troppo d’attesa mentre i tassi elevati continuavano a mietere vittime tra i lavoratori e più in generale nell’economia. Nella narrativa, nella lore di Jerome Powell, questo è il caso in cui ci si è fatti trovare forse impreparati a causa di dati che leggono in ritardo quanto avviene nell’economia. E settembre potrebbe essere forse troppo tardi – almeno per i più cinici tra gli analisti – per avviare tagli che comunque avranno un lag importante prima di poter trasferire i loro effetti ai mercati.

Troppo tardi, troppo poco?

I mercati non sembrano essere granché stupiti di queste discrepanze per il numero di posti di lavoro, discrepanze che sono le più ampie dal 2009. È comunque una reazione piuttosto naturale: i mercati e le piazze azionarie non sono abituate a reagire a questo tipo di dati e di eventi, anche quando sono così discostati rispetto alle aspettative e ai dati ufficiosi.

Probabilmente a fare da ago della bilancia saranno le dichiarazioni di Jerome Powell, attese venerdì prossimo in quel di Jackson Hole: un simposio all’interno del quale sarà effettivamente difficile far finta di nulla e non parlare sia di tagli ai tassi, sia di un mercato del lavoro molto più… freddo di quanto credessero da Federal Reserve. Tutto questo a pochi mesi da elezioni che invece saranno calde, molto calde e forse troppo calde per i mercati.

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