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USA, non-farm payrolls allontanano attese di tagli ai tassi
I dati sul mercato del lavoro negli Stati Uniti mostrano che l’economia americana continua ad aggiungere più posizioni aperte del previsto. Oggi è stato il turno dei non-farm payrolls di febbraio, il celebre dato che mostra quanti posti di lavoro vengano generati nell’economia dal settore non agricolo. Il risultato è che il mese scorso sono stati creati 275.000 posti di lavoro, il terzo mese consecutivo in cui si supera la soglia dei 200.000. Nuovamente la cifra supera le attese degli analisti, cosa che inevitabilmente impatta sulle attese legate alla Federal Reserve. Deluse le aspettative di chi si aspettava dei dati che potessero indicare un raffreddamento del mercato del lavoro, con la prospettiva di tagli ai tassi d’interesse che si allontana ancora una volta.
La piena occupazione americana è un fattore che gli analisti stanno seguendo con molta attenzione. Storicamente, un’occupazione molto alta significa anche un tasso d’inflazione che fatica a scendere; le aziende tendono a competere di più per i talenti, aumentando i salari e dunque spingendo ulteriormente la domanda di beni di consumo e i loro prezzi. Considerando che la Fed ha già spiegato più volte di non voler abbassare i tassi fino a che il tasso d’inflazione non ritornerà sotto la soglia del 2%, c’è una correlazione diretta tra i dati sul mercato del lavoro e le attese sui tassi d’interesse.
Molti posti di lavoro ma sale la disoccupazione
I 275.000 posti di lavoro generati nell’economia sono indubbiamente un grande risultato per l’occupazione statunitense, ma è curioso notare che in questo momento si stia verificando allo stesso tempo un aumento della disoccupazione. Il tasso sale dal 3,7% al 3,9%, ma il Dipartimento del Lavoro fa sapere che questo è primariamente il frutto di due cose: un aumento del tasso di partecipazione alla forza lavoro, con più persone che entrano nel mercato, e un aumento delle persone che lasciano la loro occupazione per andare alla ricerca di nuove opportunità. La Fed, tra l’altro, nelle sue decisioni sulla politica monetaria ha sempre dato un maggior peso alla quantità di nuovi posti di lavoro nell’economia piuttosto che al tasso di disoccupazione.
Interessante anche un altro indicatore sull’occupazione, che tiene in considerazione anche chi lavora part-time e vorrebbe trovare un lavoro full-time. Il tasso di disoccupazione misurato in questo modo si afferma attualmente al 7,3% ed è stato regolarmente in aumento nel corso degli ultimi mesi. Questo è anche il risultato del fatto che una quantità molto alta di posti di lavoro attualmente generati dall’economia riguardino lavori manuali poco qualificati. Il tasso di partecipazione al mercato del lavoro si attesta attualmente al 83,5% tra le persone con un’età compresa tra 25 e 53 anni, uno dei valori più alti dal 2000 a oggi.
Svanisce la prospettiva di tagli ai tassi in questo semestre?
Inevitabilmente si sta parlando molto di come i dati di oggi possano pesare sulle decisioni della Federal Reserve. Ian Shepherdson di Pantheon Macroeconomics rimane ottimista, prevedendo un calo della forza del mercato del lavoro nel corso dei prossimi mesi che potrebbe spingere la banca centrale ad agire sui tassi. Invece Kathy Bostjancic, economista presso Nationwide, impersona la previsione più comune in questo momento: quella secondo cui bisognerà aspettare ancora diversi mesi prima che la Federal Reserve possa seriamente prendere in considerazione un taglio ai tassi d’interesse. Sembra infatti che la Fed non abbia nessuna fretta, come confermato dallo stesso Jerome Powell nelle sue recenti dichiarazioni. Finché l’economia continua a crescere e generare occupazione, non sembra nemmeno che ci sia una vera necessità di tassi più bassi.