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USA, si raffredda il mercato del lavoro: a marzo i posti di lavoro cadono al minimo da 3 anni
I posti di lavoro disponibili nell’economia americana sono scesi a 8.48 milioni, il punto più basso toccato negli ultimi tre anni. Rispetto al mese precedente si riscontra un calo di 325.000 posti di lavoro disponibili, indicando per la prima volta che il mercato del lavoro statunitense potrebbe effettivamente iniziare a dare segni di raffreddamento. In questi ultimi due anni di tassi d’interesse in aumento, gli USA hanno sorpreso per la capacità dell’economia di riuscire a mantenere un alto ritmo di crescita e la pressoché piena occupazione. Contrariamente alle previsioni di una recessione, l’economia ha continuato a performare molto bene: il problema della Fed è che contestualmente non si è avuto il calo del tasso d’inflazione che la banca centrale si augurava.
Ora che le offerte di lavoro sono scese al loro livello minimo da febbraio 2021, gli analisti cominciano a pensare per la prima volta che potrebbe starsi ribaltando la situazione. Forse l’economia statunitense ha solo avuto bisogno di tanto tempo per iniziare a mostrare concretamente gli effetti dei tassi d’interesse in rialzo: una singola rilevazione è troppo poco per poter dire se stia nascendo un trend oppure no, ma rimane evidente che i dati di oggi facciano pensare a una situazione in evoluzione. Attualmente, a causa della festa dei lavoratori che determina la chiusura di diversi mercati, è difficile valutare quale sia il vero e proprio impatto di questi nuovi dati.
Calano i posti di lavoro disponibili
L’economia americana continua ad avere un tasso di disoccupazione bassissimo, inferiore al 4%, per cui i dati di oggi sono tutto fuorché preoccupanti. Detto questo, il numero di posti di lavoro disponibili nell’economia ha raggiunto il suo apice a marzo 2022 toccando 12.0 milioni. Oggi questo numero è calato di oltre 3,5 milioni, indicando che gradualmente le imprese stanno fermando le nuove assunzioni e cominciando a licenziare i lavoratori meno performanti. Anche gli stessi lavoratori, percependo che lo scenario sta cambiando, sono meno disposti ad abbandonare il loro impego: soltanto 3.3 milioni di persone hanno dato le dimissioni a marzo, un numero in calo di 198.000 unità rispetto ai dati di febbraio.
Queste sono notizie positive per la Fed, che potrebbero far ripensare le prospettive per la politica monetaria nel corso dei prossimi mesi. Di recente il presidente Powell ha dovuto ammettere che sarà necessario aspettare più del previsto per tagliare i tassi d’interesse, proprio a causa dell’effetto che un mercato del lavoro molto serrato sta avendo sul tasso d’inflazione. Ora un piccolo gruppo di economisti ha iniziato a lanciare l’ipotesi che la Fed potrebbe cominciare a tagliare i tassi già a luglio, anche se la Fed non ha dato alcun tipo di segnale di voler seguire questa traiettoria.
Dati importanti anche dalla manifattura
Altri dati importanti provenienti dall’economia americana sono quelli sull’attività manifatturiera, che mostra un lieve calo rispetto a marzo. L’ISM Manufacturing Index, che misura l’attività di produzione industriale, ha segnato 49,2 punti contro una previsione di 50,0: quando la lettura è sotto al 50, indica che l’attività manifatturiera si è contratta. Allo stesso tempo, i prezzi pagati per le forniture sono aumentati oltre le attese. Questo sembra indicare che la pressione sui prezzi stia rimanendo elevata, quantomeno a livello industriale, anche a prescindere dai livelli di occupazione. Il report non spiega quali siano le categorie di prodotti con i prezzi in maggiore aumento, cosa che sarà rimandata al prossimo report sull’inflazione.