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USA-Venezuela, è scontro sui bond legati al petrolio

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A distanza di quasi quattro anni dall’inizio dell’odissea delle obbligazioni PDSVA, la questione rimane aperta. Oggi un giudice newyorkese ha riconosciuto la validità di queste obbligazioni, ma ha rimandato a una giuria federale il compito di deliberare definitivamente in materia. PDSVA è l’azienda petrolifera statale venezuelana, che nel 2020 ha emesso bond per oltre $2 miliardi negli Stati Uniti fornendo come collaterale il 50,1% della sua filiale americana Citgo. Rapidamente la società si è dimostrata insolvente sul pagamento delle cedole, causando un evento di default e la richiesta degli investitori di potersi rivalere sulle azioni di Citgo come previsto dai termini del bond.

Caracas però ha da subito chiesto che i reclami degli obbligazionisti non fossero accolti, perché secondo la società questi bond sarebbero invalidi. Il processo per emettere obbligazioni in Venezuela prevede di ottenere alcune autorizzazioni che PDSVA non aveva ottenuto, ragion per cui la società petrolifere venezuelana sostiene di non dovere niente a nessuno. Una risposta che ovviamente non ha soddisfatto gli obbligazionisti, i quali hanno avviato un lungo processo legale ai danni dell’azienda. I bond sono stati emessi a New York, motivo per cui la corte newyorkese si è espressa in materia oggi. Dopo il verdetto, però, sembra evidente che bisognerà procedere presso una corte federale.

La questione ha anche dei significativi risvolti geopolitici

La questione rimane aperta

La storia dei bond di PDSVA è molto complicata e risale a quando Juan Guaidò, leader dell’opposizione venezuelana, aveva guidato un movimento di protesta arrivato fino alla formazione di un governo di opposizione. Un governo che era stato riconosciuto da Washington e al quale era passato il controllo di tutti gli asset venezuelani negli Stati Uniti. Dopo il fallimento di questa insurrezione, però, il governo di opposizione ha rapidamente perso potere sia in Venezuela che all’estero; nel 2022 è stato ufficialmente disciolto, ed è arrivata la decisione di formare un comitato speciale per la gestione degli asset all’estero.

In tutto questo è importante tenere a mente che gli investitori avevano accettato di investire sui bond PDSVA perché erano stati emessi con la garanzia di avere Citgo come collaterale. È stato lo stesso governo di opposizione a chiedere da subito che fossero invalidati, trattandosi di strumenti non approvati dall’Assemblea Nazionale. Altri asset detenuti dal Venezuela all’estero includono 1,3 miliardi di sterline attualmente custodite dalla Bank of England, che Guaidò in un primo momento era riuscito a far sbloccare dal governo inglese. Ora tutte queste tematiche rimangono irrisolte e potrebbero portare alla confisca della quota di maggioranza di Citgo.

Il sottosuolo venezuelano ospita le più grandi riserve di petrolio al mondo

Una questione finanziaria e geopolitica

Da una parte ci sono MUFG Union Bank e GLAS Americas, le due società che si sono maggiormente esposte ai bond emessi da PDSVA. La posizione delle due banche commerciali è molto chiara: il fatto che il bond non sia considerato valido in Venezuela non ha effetto negli Stati Uniti, dove le obbligazioni sono state emesse e dove si trovano i beni che facevano da collaterale all’emissione. Al tempo stesso, invalidare i bond sarebbe un’iniezione di credibilità per i partiti di opposizione. Washington ha già concesso la rimozione di alcune sanzioni al Venezuela in cambio di elezioni libere nel 2024, nella speranza che queste segnino la fine del regime Maduro. Se però i partiti di opposizione fossero visti come artefici della confisca degli asset venezuelani negli Stati Uniti, sarebbe un duro colpo a livello politico. Per questo la posizione degli USA è delicata, dovendo bilanciare gli interessi geopolitici con quelli di chi aveva comprato i bond di PDSVA.

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