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USD ancora più forte dell’Euro: gli avvisi di Jerome Powell aiutano i long sul dollaro. Le stime dei mercati…
Se la situazione attuale per Federal Reserve fosse trasposta in un film, non si potrebbe che scegliere la popolare serie Mission Impossible di Tom Cruise. Questo almeno a sentire quanto ha affermato ieri Jerome Powell, che con il suo immancabile aplomb ha risposto a diverse domande sulla sua maggiore preoccupazione di oggi. Preoccupazione di oggi che è poi la stessa di quella di ieri e di quella di settimane fa: trovare un bilanciamento tra politiche monetarie restrittive o espansive e inflazione e crescita economica. Gli ultimi dati sono stati positivi per il capo di Federal Reserve e potrebbero segnare un ritorno sul percorso della riduzione dell’inflazione, ma potrebbero non essere sufficienti per garantire, questo è quanto aggiungono gli analisti, un taglio dei tassi, per quanto timido, già a settembre.
È questa la scommessa dei mercati, con nessuno che crede nella possibilità che si taglino i tassi già al prossimo appuntamento del FOMC, fissato per il 31 luglio, con i mercati che hanno già scontato la possibilità di tagli di 25 punti base solo all’8%, secondo i dati riportati da Fed Watchtool. Discorso solo parzialmente più disteso per settembre: l’appuntamento del FOMC in quel caso è il 18, e oltre il 60% dei trader a mercato credono che ci sarà appunto il primo taglio. Su queste basi si sta muovendo un dollaro comunque in trend leggermente positivo, complici altri tipi di questioni che riguardano però più strettamente BCE.
Che succede da Federal Reserve?
Jerome Powell storicamente non è un gran chiacchierone: preferisce dare pochi indirizzi, essere moderato e parlare il giusto almeno secondo il suo avviso. La sua partecipazione alla riunione annuale di BCE ha offerto dunque pochi spunti, se non per gli aruspici e gli esegeti di un Powell relativamente sibillino.
Si sta andando verso il meglio: per quanto però lo sentiamo ripetere da tempo, soprattutto dai più ottimisti, sembra che i dati che sono arrivati per ultimi confermino un calo dell’inflazione, per quanto contenuto. È questo il primo punto che Jerome Powell ha sottolineato, ricordando però anche quella che è la sua maggiore paura, ovvero che si stia facendo troppo e che tagliando prima del tempo si finisca per fare troppo poco. Seguendo le testuali parole di Jerome POwell, il rischio è quello di trovarsi poi a rialzare i tassi in modo brusco, nel caso in cui l’inflazione dovesse reagire al rialzo.
Niente di nuovo, verrebbe da dire. Tuttavia EUR/USD dopo che hanno parlato, dallo stesso palco per giunta, sia Christine Lagarde sia Jerome Powell, sembrerebbero essere orientati più verso la linea dura a Washington e un po’ meno dura a Francoforte.
Serve altro per invertire il trend del dollaro
Per chi dovesse essere alla ricerca di un elemento di chiarezza, questo arriva da quanto comunicato di fatto dai mercati attraverso gli ordini. Si crede con maggiore convinzione che sarà il dollaro USA a beneficiare di una politica monetaria più rigorosa, nonostante si avvicinino le elezioni.
L’euro, d’altro canto, dovrà fare i conti sia con una crescita economica più debole (come confermata dai dati di oggi), sia con situazioni politiche complessive che appaiono come più problematiche rispetto a quelle che – sempre nella massima indipendenza, dovrà fronteggiare anche Jerome Powell. E questo sarà soltanto di rinforzo a un trend di medio periodo di USD rialzista. Questo a meno di clamorose sorprese che potranno arrivare però dai dati.