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Venezuela ritarda la scadenza di un debito da $60 miliardi

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Il Venezuela ha deciso di ritardare la scadenza legale su 60 miliardi di dollari di debito inadempiente. Il presidente Nicolas Maduro ha adottato questa mossa per impedire ai creditori di intentare un’ondata di azioni legali mentre cerca di riconquistare il riconoscimento dagli Stati Uniti. La decisione è stata presa per evitare un default, il che potrebbe portare a una crisi finanziaria ancora più grave nel paese già in difficoltà.

L’annuncio della scelta di ritardare il pagamento dei bonds, arriva dopo che pochi giorni fa il Venezuela ha dichiarato di aver bloccato tutte quante l’esportazioni di petrolio, asset fondamentale per il PIL del paese, a causa di un’indagine sulle tangenti.

Il Venezuela prende tempo mentre cerca di riconquistare il riconoscimento da parte degli Stati Uniti

L’annuncio del governo

Il governo di Maduro ha annunciato di aver sospeso lo statuto delle limitazioni sulle obbligazioni emesse dal governo e dalla compagnia petrolifera statale, PDVSA. La sospensione sarà in vigore per cinque anni o fino a quando il governo degli Stati Uniti revocherà le sanzioni economiche che impediscono una ristrutturazione del debito.

In pratica, lo statuto scadrà su alcune obbligazioni in ottobre, il che significa che i creditori rischiano di perdere il diritto di chiedere il rimborso in tribunale. Gli obbligazionisti possono ora decidere se accettare l’offerta di Maduro o intentare una causa per proteggere le loro pretese. L’offerta di Caracas, chiamata “tolling announcement“, darebbe al governo e ai creditori più tempo per lavorare su un’eventuale ristrutturazione.

Il Comitato dei creditori del Venezuela, un gruppo di investitori a lungo termine che detiene oltre 10 miliardi di dollari di debito, ha accolto con favore l’annuncio e ha esortato l’Assemblea nazionale guidata dall’opposizione ad approvarlo e il governo degli Stati Uniti a “riconoscere la sua validità.”

Tuttavia, dal momento che il governo di Maduro non è riconosciuto dagli Stati Uniti, i creditori richiedono altre garanzie. L’amministrazione Biden non riconosce nessuno come legittimo presidente del Venezuela, lasciando un vuoto diplomatico che complica le questioni legali. La situazione economica del Venezuela rimane precaria e richiede una soluzione a lungo termine.

Il rischio di un nuovo default è dietro l’angolo.

Il rischio di default

Le misure di tolling sono spesso adottate in situazioni in cui i paesi hanno subito un lungo periodo di default, come avvenuto in Perù negli anni ’90. Questa tattica viene di solito implementata nell’ambito di una più ampia ristrutturazione del debito.

Negli ultimi anni, gli Stati Uniti hanno ammorbidito la loro posizione nei confronti di Maduro, sollevando alcune restrizioni sull’industria petrolifera e stabilendo colloqui diretti che hanno portato allo scambio di prigionieri.

Maduro ha ripetutamente affermato che il governo venezuelano è aperto a una ristrutturazione del debito, ma non ha fornito ulteriori dettagli. Un precedente accordo di tolling offerto dalla sua amministrazione nel 2020 non ha avuto successo.

Il Venezuela è andato in default sul suo debito nel 2017 e non è stato in grado di interagire con i detentori di obbligazioni a causa delle sanzioni economiche. Attualmente, le obbligazioni sono scambiate a prezzi molto bassi. Nonostante l’opposizione abbia approvato l’annuncio di tolling, i creditori potrebbero comunque cercare una decisione formale del tribunale per confermare la sua validità legale.

Inoltre, la rimozione del leader dell’opposizione Juan Guaido dal suo ruolo di presidente ad interim riconosciuto dagli Stati Uniti ha creato un vuoto di rappresentanza legale del Venezuela. Ciò ha generato ambiguità sulla questione, come ha affermato Claudio Zampa, fondatore di Mangart Capital Management Ltd. con sede in Svizzera e membro del Venezuela Creditor Committee.

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