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Xi Jinping arriva in Europa per convincere l’UE a cambiare rotta sul proibizionismo e cercare alleati
Il presidente cinese Xi Jinping è arrivato in Europa sabato mattina, con l’obiettivo di provare a far cambiare rotta ai paesi europei riguardo al commercio globale. Nel corso degli ultimi mesi, l’Unione Europea è stata molto attiva nel cercare di limitare le importazioni soprattutto in alcuni settori considerati “strategici” a livello di sviluppo tecnologico e sicurezza energetica. Si guarda soprattutto al settore dei pannelli fotovoltaici e delle pale eoliche, ma anche ai veicoli elettrici. Proprio ieri, molti dei grandi regolatori europei erano impegnati a leggere un nuovo report secondo cui sarebbero necessari dazi al 55% per proteggere i produttori di veicoli elettrici europei dal crescente predominio dei produttori cinesi.
Fino a un anno fa, l’atteggiamento europeo era molto diverso da quello statunitense. Negli Stati Uniti, sia Trump che Biden sono stati molto attivi nell’introdurre limiti alle importazioni: sanzioni e dazi sono stati una delle poche cose che ha messo velocemente d’accordo sia Democratici che Repubblicani lungo le ultime due amministrazioni. In un primo momento, però, l’Unione Europea ha scelto di non seguire l’esempio americano. Si temeva che mettere dei dazi alle importazioni avrebbe avuto un contraccolpo sulle esportazioni europee di vino, moda e automobili; ora che le automobili cominciano a passare dalla parte delle importazioni, l’UE sta cominciando a cambiare strategia.
Una questione da €2.3 miliardi al giorno
Se considerata nel suo complesso, l’economia europea è la seconda più grande al mondo seguita a ruota dalla Cina. Il traffico di merci e lo scambio di servizi tra queste due aree del mondo vale €2,3 miliardi al giorno secondo le fonti istituzionali e quando si è parzialmente interrotto durante la pandemia diverse filiere produttive hanno iniziato ad attraversare problemi enormi. Gestire attentamente i rapporti economici tra le due potenze è importante tanto per l’UE quanto per la Cina, ed è per questo che il vento protezionista europeo ha rapidamente convinto Xi Jinping a volare in Europa. Il presidente cinese ha cominciato la sua visita in Francia, incontrando Emmanuel Macron, prima di dirigersi in Ungheria e in Serbia.
Questa è una scelta interessante, diversa da quella che ci si potrebbe aspettare. In passato sarebbe stato normale che un leader come Xi Jinping visitasse Berlino, Roma e Madrid oltre a Parigi, oppure che si recasse direttamente a Bruxelles e Strasburgo per incontrare le istituzioni europee. Invece, nello scenario differente di oggi, le cose sono cambiate. Ungheria e Serbia sono i paesi più vicini al blocco orientale, avendo supportato Putin e le politiche russe in diverse occasioni. Invece che cercare di convincere i paesi più favorevoli al protezionismo a cambiare idea, la Cina sembra preferire concentrarsi sugli “anelli deboli” della coesione europea.
Difficile un punto d’incontro
In questo momento le politiche protezioniste per arginare le importazioni dalla Cina hanno un grande supporto in Europa, anche vista la storica vicinanza tra le politiche UE e quelle americane. Proprio poche settimane fa, Ursula von der Leyen e Janet Yellen hanno emesso un comunicato quasi sincronizzato per dire alla Cina che l’economia europea e quella statunitense non si faranno carico della sovracapacità produttiva cinese. La sensazione è che il mercato interno cinese sia in difficoltà a causa della crisi immobiliare e che la Cina stia provando a continuare a crescere attraverso una politica di esportazioni a costi nettamente inferiori a quelli dei produttori americani ed europei. Soprattutto nel settore degli EVs e dell’energia rinnovabile, l’UE teme che Pechino stia dando dei sussidi molto forti alle imprese cinesi per aiutarle a vendere in Europa a prezzi con cui i produttori locali non possono competere. Far cambiare opinione ai leader europei non sarà una sfida facile per Xi Jinping.