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Yen ancora sotto attacco degli speculatori. Arrivano dati CFTC
Secondo i dati diffusi da CFTC, i fondi hedge e gli investitori maggiormente speculativi avrebbero posizioni short sullo yen giapponese su proporzioni che non si vedevano da aprile 2022. Si tratta di un ulteriore spinta al ribasso dello yen che si integra in un quadro di difficoltà importante per lo yen, per quanto Kazuo Ueda, governatore di Bank of Japan, stia cercando di dissimulare tensioni e preoccupazioni.
Un quadro complessivamente duro per la divisa nazionale giapponese, con effetti a catena importanti sull’inflazione e che i fondi hedge non ritengono essere per il momento neanche vicino alla possibilità di inversione del trend. A pesare, d’altronde, ci sono non solo i differenziali dei tassi, ma anche un outlook particolarmente negativo sull’economia di Tokyo, certificato dai pessimi dati sul PIL diffusi in settimana.
I fondi continuano a shortare lo yen. E non lo facevano, su questi livelli, da aprile 2022
Una soglia storica, raggiunta di nuovo. Mentre lo yen viene scambiato per la prima volta in giorni sotto la soglia dei 150 contro il dollaro USA, arrivano i dati del CFTC che segnalano un’attenzione particolarmente bearish da parte dei fondi hedge e di altre venue di investimento con atteggiamenti particolarmente speculativi. Si è superata soglia 65.000 contratti short per la settimana scorsa, con i dati più aggiornati che arriveranno a breve e che probabilmente segnaleranno un atteggiamento molto simile da parte di questa categoria di investitori.
Non c’è forse da biasimare i fondi che si stanno però approcciando con outlook e con posizioni ulteriormente bearish nei confronti dello yen. Quanto affermato nella giornata di ieri da Kazuo Ueda più che un piano per l’uscita dalla crisi è la fotografia delle difficoltà di Tokyo nel ritorno a politiche economiche e monetarie ortodosse. Difficoltà che continueranno a esercitare pressioni ribassiste sullo yen, per quanto il dollaro venga fuori da una settimana piuttosto difficile che è andata a erodere in modo importante parte dei gain conseguiti nel corso del 2023.
Al centro delle speculazioni ci sarà ancora una volta il differenziale tra tassi praticati a Washington (e in realtà altrove) e tassi invece praticati a Tokyo, che sono ancora in territorio apertamente negativo. Difficile però aspettarsi un’inversione di queste politiche se l’economia giapponese continuerà a mostrare segni di evidente debolezza, che emergono dai dati e che ormai sono organici a tutte o quasi le previsioni per i prossimi mesi.
Le minacce di risposte non spaventano davvero più nessuno
In principio di settimana Shinichi Suzuki, che è ministro delle finanze per il Giappone, ha minacciato di nuovo speculatori e mercati di intervento teso a riportare stabilità nel cambio dello yen. Minacce che però non sembrerebbero aver sortito alcun effetto, dato che sono stare ripetute così tante volte da non guadagnarsi più le prime pagine delle pubblicazioni finanziarie, giapponesi o di caratura mondiale.
Difficile immaginarsi un recupero da parte dello yen sul breve periodo, per quanto continui una certa debolezza del dollaro sulle piazze internazionali, con i mercati che stanno ancora prezzando la possibilità di tagli ai tassi già nella prima metà del 2024.
Saranno ancora le banche centrali a dominare il mercato del Forex, con le prossime decisioni rilevanti (e potenzialmente inaspettate) che sono però ancora molto lontane.
Di fiducia, Tokyo, non riesce più a raccoglierne granché, per quanto le scommesse dei fondi hedge e degli speculatori non debbano essere necessariamente corrette.
Tokyo si dice ancora in osservazione sullo yen e pronta a intervenire con i proverbiali cannoni e anche con l’aiuto di altre banche centrali. Difficile però credergli mentre Ueda va in Parlamento a dire che tutto sommato non è detto che uno yen debole sia una iattura per l’economia giapponese.