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Yen contro dollaro: i mercati aspettano l’arrivo di Godot. Per la divisa giapponese è crisi, mai così male da 30 anni

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Nuovi minimi – che non si vedevano da 30 anni – per lo yen giapponese nei confronti del dollaro USA, con gli scambi che si avvicinano pericolosamente a quota 155. Siamo ormai ben al di sopra di quella soglia dei 152 che da molti analisti e anche dalla politica giapponese era ritenuta essere la linea rossa che avrebbe comandato un intervento immediato. Intervento che però latita e che sta spingendo diversi analisti, a partire da quelli di Bank of America e JPMorgan a vedere anche i 160 come livello potenzialmente raggiungibile da USDJPY.

Una soglia che soltanto un paio di settimane fa – nel pieno del turbine delle minacce di BoJ ai mercati, nessuno o quasi avrebbe ritenuto possibili. Una situazione dunque complessivamente difficile anche per i più esperti che operano sul mercato del Forex e che racconta di una fase economica unica, che forse non si era mai sperimentata da quando esiste il nuovo quadro di libero scambio e libera fluttuazione tra le valute. Nel frattempo è intervenuto anche Shunichi Suzuki, ministro delle finanze giapponese, ancora una volta per indicare la possibilità di pronto intervento da parte del dicastero che guida, pur però con toni assai più morbidi rispetto a quelli delle ultime uscite.

Tutti ancora in attesa dell’intervento delle autorità giapponesi

A Tokyo regna l’incertezza, mentre USDJPY si appresta a superare i 155

È stata una delle storie più avvincenti del mercato Forex, almeno per chi da grafici e interventi di politica monetaria riesce comunque a ricavare un po’ di romanticismo. Una rappresentazione finanziaria della magnifica Aspettando Godot, dove il ruolo di Godot che non arriva mai è incarnato da Bank of Japan e dal Ministero delle Finanze giapponese. Entrambi avevano promesso – spesso con toni grevi – intervento nel caso in cui lo yen avesse continuato a indebolirsi. Come però nella magnifica opera di Beckett, di interventi non se ne vedono all’orizzonte, e gli astanti sulle piazze del Forex non potranno che sentirsi, anche oggi, un domani ormai sempre meno carico di aspettative.

La situazione è tale da aver spinto JPMorgan a rivedere le sue proiezioni, che ora includono anche i 160 come traguardo possibile per una coppia, USD/JPY, che si trova già ai livelli più alti da più di 30 anni a questa parte e che continua a far registrare record.

La situazione è grave, e direbbe qualcuno che però appare come sempre meno seria. Shunichi Suzuki, capo del dicastero delle finanze, è tornato proprio ieri a parlare delle possibilità di intervento, rimuovendo però, rispetto al suo precedente intervento, le parole che i mercati e gli analisti avevano giudicato come più dure. Una situazione dunque che, tornado al punto di cui sopra, appare sempre più come il tentativo di aspettare che i mercati facciano il loro corso, possibilmente dando una mano.

Yen così debole soltanto più di 30 anni fa

Il fronte del no-intervento

Sempre secondo le cronache che si raccolgono nei corridoi che contano, il fronte del no intervento sarebbe folto, agguerrito e per ora saldamente in controllo della situazione. L’idea di fondo dei mercati è quello di permettere a loro – e soltanto a loro – di decidere il valore di un asset. E di percepire ogni intervento pubblico, in particolare se alimentato dalla profondissima tasca pubblica, come un’indebita intromissione che distrugge quanto di buono la libera fluttuazione può offrire.

Ed è forse da queste cronache e da questi chiacchiericci che riprende forza un ennesimo caso bearish per lo yen giapponese, per quanto le analisi su JPY dei principali esperti nelle ultime settimane non siano sempre state sul pezzo. Chi vivrà vedrà, per passare dalle tragedie alle canzonette, con USD/JPY che rimarrà la coppia più carica di tensioni, tanto finanziarie quanto politiche, dei prossimi giorni.

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