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Yen in balia degli altri: soglie di pericolo vicine, mentre il mondo attende le parole di Jerome Powell

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Uno yen ancora in balia delle decisioni di Federal Reserve. Nonostante sia arrivato il tanto atteso rialzo dei tassi da parte di Bank of Japan, gli scambi valutari da e per lo yen sono ripiombati in quella che era la situazione che era stata registrata a fine 2023. Una divisa nazionale giapponese che non è padrona né del suo presente né del suo futuro, con il crollo delle ultime 24 ore che conferma una scarsa possibilità di controllo dei destini di JPY, almeno secondo gli strumenti ortodossi di politica monetaria. Pesano – e continueranno a pesare – di più le decisioni di Federal Reserve (e della Banca Centrale Europea), con la difesa dello yen che potrebbe essere presto demandata ad interventi sul mercato da parte del Ministero delle Finanze e della stessa Banca Centrale.

Interventi che però, con la fine tanto della YCC quanto della politica di tassi negativi, potrebbero avere maggiore potenza di fuoco rispetto al passato. Un controllo del valore dello yen che è già cruciale per l’economia di Tokyo e che potrebbe diventarlo ancora di più nei prossimi mesi. È questo il quadro che sta emergendo in queste ore sulle piazze internazionali, che dopo attese per il 2024 di senso opposto, stanno facendo i conti sia con un redivivo dollaro, sia con previsioni e attese ormai evidentemente errate.

Yen: ormai è crisi?

Tokyo tra due fuochi

Non esistono silver bullet, i proiettili d’argento in grado di far sparire ogni tipo di problema, neanche nel mondo del Forex delle banche centrali plenipotenziarie. A ricordare questa verità c’è la situazione attuale dello yen, che scambia contro EUR a livelli che non si vedevano dal 2008 e che si trova in condizioni analoghe nei confronti di USD. Tutto questo nonostante sia arrivato il tanto atteso aumento dei tassi di riferimento, che ha segnato al tempo stesso la fine di politiche monetarie che erano diventate quintessenziali al funzionamento dell’economia giapponese.

I libri di testo vorrebbero un rinforzamento della valuta di riferimento quando la banca centrale decide per aumenti di tasso: i mercati però con il tempo sono diventati più sofisticati e soppesano, e non possono fare altrimenti, anche i movimenti futuri attesi e anche quanto faranno le valute che sono quotate contro quella di riferimento.

Sembra di essere tornati a fine 2023, con il nuovo sentiment maturato a fine anno che ora non alberga più neanche nelle menti dei più ottimisti, con uno scenario che sembrerebbe essere almeno per ora fortemente cambiato. Tanto BCE quanto FED hanno dovuto rimandare ogni discussione su possibili tagli ai tassi, lasciando così spazio ad un differenziale tra i tassi di riferimento ampio a sufficienza da non permettere allo yen di tornare su livelli di prezzo migliori. E l’incertezza di Kazuo Ueda nell’abbandonare le politiche monetarie che hanno guidato il Giappone nel corso degli ultimi anni non ha soddisfatto in alcun modo i mercati.

Contro EUR mai così male dal 2008

Oggi parla Jerome Powell

Mentre lo yen si trova di nuovo vicino alla soglia critica del 152 contro il dollaro, fervono i preparativi per la conferenza stampa di rito post FOMC. A parlare ci sarà Jerome Powell, che potrebbe tornare a agitare i mercati nel caso in cui dovesse respingere ancora una volta qualunque tipo di discussione sul taglio dei tassi.

Una decisione che interessa gli USA, i mercati internazionali (e in particolare quelli dei bond e quelli di rischio) e anche, a questo punto, il Giappone. Difficile aspettarsi un’apertura chiara a futuri tagli. La decisione ufficiale è d’altronde già scritta: oggi nessun movimento, e poi a maggio chissà, con i mercati che però ormai ritengono che anche la prossima riunione del FOMC sarà troppo prematura per tornare in basso.

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