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Yen torna fiacco. Per mercati aumento dei tassi di Tokyo sarà rimandato
Lo yen giapponese, dopo aver chiuso il 2023 in uno straordinario stato di forma, sembrerebbe aver perso quel tocco magico che lo aveva portato a recuperare molto terreno nei confronti dell’euro e del dollaro USA. A complicare la situazione a Tokyo per Bank of Japan è il recente terremoto a Noto, che per quanto sia stato contenuto nei danni richiederà un forte impegno pubblico, anche in termini economici e finanziari, per la ricostruzione. Un terremoto che è arrivato durante una fase molto complicata per l’economia giapponese e che con ogni probabilità allungherà i tempi di ritorno di politiche monetarie restrittive.
Era stata proprio l’attesa per un ritorno a tassi di interesse positivi per lo yen ad aver alimentato la corsa di questa valuta nei confronti delle principali divise scambiate sui mercati internazionali. Attesa che però potrebbe essere rimandata a più avanti, lasciando dunque qualche dubbio sulla traiettoria cavalcata di recente.
L’incertezza di Kazuo Ueda
A dominare l’atteggiamento dei mercati nei confronti dello yen è l’incertezza con la quale il governatore della banca centrale giapponese, Kazuo Ueda, continua a illustrare i suoi prossimi passi. Non è però soltanto colpa di Ueda: il governatore si trova appunto a governare la banca centrale di Tokyo in uno dei momenti più difficili di sempre per il Sol Levante: PIL in forte ritirata, domanda interna che langue, yen sui minimi storici e anche la necessità di fare fronte ai disastri naturali che recentemente hanno colpito il paese.
Una situazione molto complessa che costringe Ueda da un lato a preparare i mercati al ritorno ai tassi di interesse positivi, che mancano ormai da tempo in Giappone, dall’altro a fare il possibile per procedere con cautela, nel tentativo di non rompere nulla in un’economia assai fragile.
Fragilità che è stata nascosta in queste ultime settimane dalla forza dell’azionario giapponese, in parte però spinto anche da questa convinzione che l’arrivo delle politiche monetarie restrittive ci metteranno del tempo ad arrivare. Tempo che sarà prolungato per l’appunto dalla necessità di far fronte a spese pubbliche imprescindibili, come quelle per la ricostruzione successiva agli ultimi danni fatti dal terremoto.
Un Forex dominato dai dati
Per quanto le catastrofi naturali possano certamente impattare su certe decisioni, rimane questo un mercato del Forex che è dominato dalle scelte delle banche centrali di breve periodo, decisioni che a loro volta sono condizionate da dati di respiro molto breve. Si gioca una partita su un filo del rasoio tra tentativo di evitare la recessione da un lato e evitare di far ripartire l’inflazione dall’altro.
È una partita diversa da quella che si sta giocando a Tokyo e che in settimana avrà altri dati in arrivo per l’UE e per l’UK per quanto riguarda l’inflazione.
Nel frattempo però bisognerà fare i conti con un’incertezza della quale continuano a lamentarsi non solo gli investitori indipendenti, ma anche grandi fondi e grandi gestori. Un’incertezza che però non può essere risolta dai piani delle banche centrali, che come nel caso di quella di Tokyo fanno fronte a tante circostanze che sono al di fuori del proprio controllo.
Intanto, tornando alle circostanze imprevedibili e al di fuori del controllo delle banche centrali, continuano le preoccupazioni per l’impatto che la crisi di Suez e del Mar Rosso potrà avere sui prezzi finali. La logistica via mare è in difficoltà e l’aumento importante del costo di trasporto non potrà che trasferirsi al prezzo dei prodotti finali. Un altro grattacapo per le banche centrali, che invitano tutti alla calma, soprattutto nel ritenere la lotta all’inflazione giunta al termine.