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Yen e yuan in parallelo soffrono il dollaro. Washington dirige il Forex in attesa di CPI
Yen e yuan sono al massimo della loro correlazione da quando Bloomberg raccoglie questo dato, ovvero dal 2007 a oggi. Un segnale importante di forza per il dollaro sulle valute del Lontano Oriente, dato che i due paesi stanno affrontando vicissitudini molto diverse sul piano delle politiche monetarie e anche in termini di condizioni delle relative economie. Il segnale, anche secondo le nostre analisi, è chiaro: è la forza del dollaro ad aver aumentato la correlazione tra yen e yuan, due valute che in condizioni se vogliamo normali dovrebbero avere un andamento almeno parzialmente divergente.
Una questione che presto potrebbe diventare un problema per tutto il continente, dato il ruolo centrale che lo yuan riveste anche in termini di influenza sul resto della truppa. Una situazione interessante per il mercato del Forex e che potrebbe essere foriera di evoluzioni importanti anche sul breve e brevissimo periodo. Tutto questo in un periodo di prolungata debolezza non solo per lo yuan, ma appunto anche per lo yen, che è ormai abbondantemente sopra quota 161, soglia che soltanto poche settimane fa avrebbe comandato un intervento da parte di Bank of Japan.
Alta correlazione tra le due principali valute asiatiche
Discussioni accese e ai massimi livelli in Asia, sul fronte valutario. Da un lato c’è lo yen, che sta vivendo un momento di prolungata debolezza contro il dollaro e contro le altre principali valute. Dall’altro lo yuan, che sulle piazze internazionali continua a faticare nonostante Xi Jinping ne abbia fatto una questione ampiamente politica. Questione ampiamente politica che però non sta andando esattamente come si aspetta il presidente quasi-plenipotenziario della Repubblica Popolare. Il momento di debolezza infatti permane, senza che si intraveda un’inversione del trend almeno sul breve periodo.
La questione poi, almeno secondo i principali analisti, non è assolutamente confinata a Cina e Giappone. Lo yuan ha un ruolo di preminenza per tutto il complesso di economie asiatiche emergenti e la sua debolezza prolungata potrebbe tradursi in ulteriori difficoltà anche per valute di paesi che stanno facendo fatica a contenere l’inflazione e che nel frattempo non vorrebbero tarpare le ali ad una crescita economica importante sul piano politico e su quello finanziario.
L’unica verità che tutti pensano di avere in tasca è che a condurre l’orchestra del mondo Forex sia ancora Jerome Powell e dunque Federal Reserve. L’apparizione ddi fronte al Congresso è apparsa a tutti o quasi come dovish, ovvero come possibilista sul ritorno alla normalità – e a tassi più bassi – per quanto questo però non abbia aiutato, almeno oggi, lo yen.
Nervi tesi in attesa dell’inflazione USA
Intanto il nervosismo è alle stelle. Giovedì 11 luglio alle 14:30 saranno diffusi i dati sull’inflazione USA, sia classica che Core, con la seconda che sarà un indicatore sempre più importante per Federal Reserve, in quanto rimuove i prezzi mediamente più volatili dell’energia.
Le aspettative sono per una riduzione, per quanto poco importante, dell’inflazione rispetto al mese precedente. Una riduzione che sarà un avvicinamento leggero e che terrà comunque il livello del CPI lontano dal target del 2% che è quello di Fed e di tutte le principali banche centrali.
Fiato sospeso dunque per qualche ora, quando il dato potrebbe togliere il tappo ad un nervosismo che sta montando e che sta tenendo tra le altre cose le principali coppie non-asiatiche in una situazione di innaturale staticità.
Per quanto i mercati saranno certamente concentrati sugli esiti dell’inflazione, saranno anche altri i dati che influiranno sulle prossime decisioni di Federal Reserve. A partire dal mercato del lavoro, che però, almeno secondo le parole di Jerome Powell, starebbe tornando alla normalità.